«Anzitutto occorre sfatare la diceria che la legge elettorale sia un problema del palazzo. Non è così: se il palazzo viene riempito da deputati e senatori fedeli al capo che ha garantito loro il posto continuerà una politica arrogante, in continuità con atti come la cancellazione dell’articolo 18. Resteranno poche speranze di fare approvare proposte di legge di iniziativa popolare, sia la legge sui diritti di tutti i lavoratori promossa dalla Cgil, sia proposte sulla scuola, sull’immigrazione, per rivedere l’art 81 della Costituzione scritto sotto dettatura delle politiche di austerità. Quindi la legge elettorale è importante per aprire il palazzo alle esigenze del paese.
Per questo è inaccettabile che il Pd abbia dato un brusco sfratto al Presidente Mazziotti e alla sua proposta imponendo una discussione su una sua proposta. Appare chiaro che questa proposta è molto peggio del Mattarellum. Non solo perché la quota proporzionale, ridotta al 50%, appare più che altro uno specchietto per le allodole; ma anche perché la manipolazione delle candidature, di fatto nelle mani dei capi partito, è totale. Questa proposta si muove in senso esattamente contrario alla richiesta corale di fare eleggere dai cittadini i loro rappresentanti.
La stessa quota di sbarramento è peggiorata ulteriormente rispetto alla precedente proposta: era al 3%, ora il Pd propone il 5% senza alcuna traccia di preferenze.
Questa proposta segna un passaggio grave verso il tentativo di ignorare il risultato del referendum del 4 dicembre 2016. In altre parole uno schiaffo al risultato del referendum. Per questo va fermata o perlomeno rivoltata come un calzino».