di Domenico Gallo su MicroMega
Il 9/10 aprile c’è stata una grande fioritura in tutt’Italia. Sono sbocciati 100 fiori ma non sono rose o fiori di pesco. Certo ci sono anche quelli, come ogni anno a primavera. Ma quella che c’interessa è la primavera politica che sta sbocciando. Migliaia di cittadini si sono messi in movimento e si sono ritrovate insieme tante persone che neanche si conoscevano prima. Si sono ritrovate dinanzi alle centinaia di banchetti che sono sbocciati in tutt’Italia per la raccolta delle firme sulle proposte di referendum, a cominciare dai due referendum abrogativi dell’italicum che puntano a restituire la sovranità al cittadino elettore.
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Il 9/10 aprile è iniziato un viaggio, migliaia di cittadini si sono messe in marcia, da Bolzano a Siracusa, dalle grandi città ai villaggi di montagna, ai borghi marinari. Un esercito di formiche si è messoin moto, portando ciascuno il suo chicco di grano per andare a comporre il pane della democrazia e dare un nuovo alimento alla nostra vita come comunità politica costituita in Stato, che si riconosce in un destino comune. Quel destino che i padri costituenti vollero garantire alle generazioni future, ancorandolo ad una serie di beni pubblici repubblicani: l’eguaglianza, la pace, l’istruzione, la salubrità dell’ambiente, la dignità del lavoro; valori che da molti anni languono nei palazzi della politica, quando non sono apertamente ripudiati.
Tutti si rendono conto che la democrazia non gode di buona salute nel nostro paese. Il punto di caduta è la crisi delle istituzioni rappresentative testimoniata, a tacer d’altro, dalla totale perdita di fiducia degli italiani nei partiti politici (3%) e nel Parlamento (8%). Un Parlamento addomesticato e mutilato nella rappresentatività e nella legittimazione sostanziale non ha più fornito, se non in misura marginale, canali di comunicazione efficaci con la società italiana e non costituisce più lo strumento attraverso il quale si esprime – in via principale – la sovranità popolare.
In questa situazione il referendum abrogativo, con tutti i suoi innegabili limiti, rimane ex post l’unico strumento di correzione per ripristinare una partecipazione democratica effettiva. Però la vicenda del referendum sull’acqua pubblica, i cui risultati sono stati erosi e smantellati da Governo e Parlamento, rendendo vana la pronuncia del popolo sovrano, dimostrano che anche l’istituto del referendum non può svolgere quella funzione correttiva delle scelte delle istituzioni rappresentative ed integrativa della volontà popolare, che gli è stata attribuita dalla Costituzione, se non si riaprono i canali della rappresentanza e dell’agibilità politica delle istituzioni.
Per questo i due referendum abrogativi dell’italicum e, sullo sfondo, il referendum per bloccare la riforma costituzionale, sono il paradigma senza il quale tutta la mobilitazione sociale che parte in questi giorni sui temi della dignità del lavoro, della tutela dell’ambiente, del ripristino dei valori repubblicani della scuola pubblica, rischia di arenarsi anche se tutti i referendum proposti andassero a segno. Perché il problema è la democrazia. La qualità della democrazia dipende dalla centralità del Parlamento nel sistema istituzionale e dalla sua capacità di essere, attraverso la rappresentanza, di nuovo canale di collegamento con la società e luogo di raccordo e di sintesi del pluralismo sociale.
L’Italicum disegna un sistema politico oligarchico, in cui – per legge e non per volontà popolare – un solo partito controlla il Parlamento (ridotto ad una unica Camera politica) ed il Governo, senza bisogno di ottenere il consenso della maggioranza degli elettori. L’Italicum trasforma le elezioni in una procedura competitiva per l’investitura di un capo politico, risolve la democrazia nel diritto dei cittadini di scegliere da chi vogliono essere comandati. Il giorno stesso del voto sapremo a quali individui è stato conferito il potere di prendere le decisioni politiche senza contrappesi, ed è irrilevante che siano prescelti da una minoranza di elettori.
È giunto il momento di dire no, di rifiutare quest’ulteriore passo che sancirebbe in maniera irreparabile la trasformazione della Repubblica in Principato e la definitiva sconfitta di quel progetto di democrazia che i padri costituenti avevano promesso al popolo italiano quando scrivevano che la sovranità spetta al popolo e che tutti i cittadini hanno diritto di concorrere a determinare la politica nazionale.
La sovranità appartiene al popolo recita il principio primo della Costituzione italiana. È giunto l’ora di restituire al popolo italiano quella sovranità da lungo tempo sottratta.
Per questo oggi si mette in moto un esercito di uomini e donne che volontariamente si sono riuniti decisi a riscattare la dignità delle istituzioni repubblicane.
Due quesiti per liberarci del’Italicum
Primo quesito: abolizione dei capilista bloccati e delle multicandidature.
La Corte costituzionale, giudicando sulla legittimità costituzionale del porcellum, con la sentenza n. 1/2014 ha dichiarato incostituzionale il sistema elettorale delle liste bloccate, osservando che “ferisce la logica della rappresentanza consegnata nella Costituzione. (..) Le condizioni stabilite dalle norme censurate sono, viceversa, tali da alterare per l’intero complesso dei parlamentari il rapporto di rappresentanza fra elettori ed eletti. Anzi, impedendo che esso si costituisca correttamente e direttamente, coartano la libertà di scelta degli elettori nell’elezione dei propri rappresentanti in Parlamento, che costituisce una delle principali espressioni della sovranità popolare, e pertanto contraddicono il principio democratico, incidendo sulla stessa libertà del voto di cui all’art. 48 Cost.”
L’italicum, contraddicendo le indicazioni della Corte costituzionale, ha reintrodotto in un’altra forma, il sistema delle liste bloccate. Creando collegi di piccole dimensioni (in media 5/7 seggi) e rendendo bloccati i capilista, i partiti si sono assicurati la possibilità di nominare direttamente almeno due terzi dei parlamentari.
Con questo quesito si vuole espungere dalla legge elettorale il privilegio riservato ai capi dei partiti di “nominare” la maggior parte dei parlamentari e restituire ai cittadini elettori il diritto di scegliere, nell’ambito delle liste che partecipano alla competizione elettorale la persona da cui farsi rappresentare. Il referendum ristabilisce il diritto degli elettori di scegliere i propri rappresentanti in Parlamento, ripristinando la libertà del voto, come prescrive l’art. 48 della Costituzione.
Secondo quesito: abolizione del premio di maggioranza e del ballottaggio.
La Corte costituzionale, giudicando sulla legittimità costituzionale del porcellum, con la sentenza n. 1/2014 ha abolito il premio di maggioranza, concesso, senza soglia alcuna, alla minoranza politica più forte, in quanto comporta “una illimitata compressione della rappresentatività dell’assemblea parlamentare”, calpestando la volontà dei cittadini espressa attraverso il voto “che costituisce il principale strumento di manifestazione della sovranità popolare, secondo l’art. 1, secondo comma, Cost.” Ha osservato la Corte che tale meccanismo determina “un’alterazione del circuito democratico definito dalla Costituzione, basato sul principio fondamentale di eguaglianza del voto (art. 48, secondo comma, Cost.)”.
Anche sotto questo aspetto l’italicum contraddice le indicazioni della Corte Costituzionale perché, pur fissando una soglia minima (40%) per l’attribuzione del premio di maggioranza (che comporta comunque l’assegnazione di un premio rilevantissimo), ha reso tale soglia rimovibile attraverso il meccanismo del ballottaggio. I voti ricevuti dalla lista che viene premiata attraverso il ballottaggio si possono collocare anche molto al di sotto del 40%. Per di più vietando le coalizioni ed attribuendo il premio esclusivamente alla lista, l’italicum rende più incisiva la distorsione fra la volontà espressa dagli elettori e la composizione dell’Assemblea parlamentare.
Con questo quesito si vuole ristabilire l’inviolabilità del principio della sovranità popolare, ripristinando l’eguaglianza degli elettori nell’esercizio del diritto di voto, come prescrive l’art. 48 della Costituzione.
Il sito del Comitato promotore è www.referendumitalicum.it
(10 aprile 2016)