Articolo di Antonio Esposito su Il Fatto Quotidiano 9 febbraio 2016
Oliviero Toscani, nella sua intervista al Fatto Quotidiano del 26 gennaio ha detto: “La principale difficoltà per quelli del NO sarà ribattere spiegando cosa vogliono, le loro ragioni. Ne hanno, ma sono complicate da spiegare”; ha poi aggiunto che sarà necessaria una buona campagna di comunicazione che avverrà “con i mezzi ordinari e molto dipenderà dalle risorse a disposizione”. Toscani ha posto, in sostanza, due problemi per i sostenitori del No: la difficoltà di spiegare le loro ragioni e la disponibilità di mezzi di informazione. Il NO si troverà in grave svantaggio poiché gran parte della stampa e della tv è asservita al governo che, molto impropriamente ha personalizzato la riforma costituzionale nella figura del presidente del Consiglio.
Quanto al primo problema, le ragioni del NO non sono complicate da spiegare. Con la sentenza 1/2014, la Corte costituzionale – nel dichiarare l’incostituzionalità della legge elettorale – consentì alle Camere di sopravvivere in forza del “principio di continuità dello Stato”; era chiaro l’invito al Parlamento (e al capo dello Stato) ad approvare, in tempi molto brevi e subito dopo, di sciogliere le Camere e indire nuove elezioni.
Tutto ciò non è avventure volontà dell’allora presidente della Repubblica e del governo Renzi.
Di qui l’evidente azzardo istituzionale iniziare – nonostante la sentenza i incostituzionalità del “Porcellum” – una revisione costituzionale di ampia portata da parte di un Parlamento delegittimato politicamente e giuridicamente da una dichiarazione di incostituzionalità di una legge in virtù della quale quei parlamentari erano stati non “eletti” ma “nominati”. La riforma Renzi/Boschi stravolge radicalmente l’impianto della Costituzione del 1948 – basata sui fondamentali principi della partecipazione democratica, della rappresentanza politica e dell’equilibrio tra i poteri – concentra il potere dell’esecutivo, riduce la partecipazione democratica e incide sulla sovranità popolare, sulla rappresentanza, sul diritto al voto.
La cancellazione della elezione e diretta ai Senatori, la drastica riduzione dei componenti – lasciando inalterato il numero(enorme) dei deputati – la composizione fondata sui mediocri politici selezionati per titolarità di un diverso mandato (i consiglieri regionali, incidono in maniera grave e irrimediabile, sul principio della rappresentanza politica e sugli equilibri del sistema istituzionale).
IL DISEGNO: di legge costituzionale di riforma della Parte II della Costituzione è , quindi, inaccettabile sia per il metodo che per i contenuti, e lo è ancor più in quanto strettamente e funzionalmente connessa con la legge elettorale recentemente approvata (n°52/2015); con l’Italicum vi è completa sinergia che aggiunge, all’azzeramento del Senato , l’ indebolimento, non indifferente, della rappresentatività della Camera dei deputati.
In sostanza, le modifiche della Costituzione e l’approvazione della legge elettorale (oltre quelle sulla scuola, sul lavoro, sulla P.a. e sulla Rai) – sono contrassegnate inequivocabilmente da un disegno che concentra il potere nelle mani dell’esecutivo, riduce notevolmente ruolo dei contrappesi istituzionali, rende sostanzialmente inefficace la rappresentanza politica, tenta di imbavagliare il dissenso e di imporre al Paese le decisioni del governo.
Non è difficile spiegare che quello a cui saremo chiamati è un referendum sui “Valori” della Repubblica e non sul governo.
E’ un “espediente truffaldino” – come ha detto Alessandro Pace all’Assemblea del Comitato per il No – che il governo si faccia promotore del referendum al fine di distorcere il senso e le finalità per trasformarlo in un plebiscito in suo favore. Questa mistificazione va decisamente respinta; serve una grande mobilitazione che comprenda , oltre i comitati, i sindacati, le associazioni – compresa quella dei magistrati (non basta solo la magistratura democratica), le Università e , soprattutto, quella parte di cittadini (oltre il 25%) che spontaneamente – nel rifiuto dei governi della casta, dei banchieri e delle “larghe intese” ed ispirandosi ai principi del rispetto delle regole e della legalità dette vita in breve tempo, ad un rilevante movimento politico.
E’ indispensabile, quindi, una mobilitazione generale che si estenda a tutto il territorio nazionale per spiegare che è in atto un disegno autoritario diretto a concentrare nelle mani dell’esecutivo – e segnatamente nel capo del governo – tutto il potere e si ricordi ai cittadini quanto siano attuali le considerazioni di Raniero La Valle in occasione della “riforma Berlusconi” del 2005: “Cadute le linee di difesa del patto costituzionale, il popolo ora rimane l’ultimo depositario della legittimità costituzionale e l’ultima risorsa, l’ultima istanza in grado di salvare la democrazia rappresentativa del nostro Paese”.