La Costituzione repubblicana – nata dalla Resistenza al nazifascismo – è stata, per lunghi decenni, l’architrave democratico del sistema politico ed istituzionale del nostro Paese. Per questa ragione i settori più conservatori della società italiana hanno sempre visto nella Carta del ’48 e nell’insieme di valori e di principi che essa afferma, un costante pericolo per la loro concezione oligarchica del potere e, quindi, un nemico da contrastare ed abbattere. La legislazione italiana – soprattutto tra la fine degli anni Sessanta e tutta la prima metà degli anni Settanta – conobbe una continua evoluzione in senso progressista perché, a seguito delle lotte sindacali e delle mobilitazioni popolari di quegli anni, furono introdotte importanti normative, finalmente in ossequio al dettato costituzionale, che cancellarono antichi indirizzi autoritari ed ampliarono notevolmente la sfera dei diritti civili e sociali dei cittadini. Però dopo gli anni ’70 si instaurò un diverso rapporto di forza tra i lavoratori e i cittadini da una parte e le banche e le multinazionali dall’altra a svantaggio dei primi e ciò, anche grazie a governi dipendenti dalla finanza internazionale, permise l’affermarsi nel nostro Paese di una Costituzione materiale peggiorativa rispetto a quella formale approvata nel ’48. E’ diventata così sempre più forte il contrasto tra gli articoli della prima parte della Costituzione ed il rispetto dei valori/diritti inerenti gli ambiti sociale, ambientale e democratico che sempre più vengono invece negati nel nostro Paese. Gli estimatori tecnici, economici e politici del neoliberismo, della finanza internazionale e della tecnocrazia propugnano continui piani di riforme istituzionali e costituzionali che hanno come obiettivo prioritario la centralizzazione del potere, la riduzione degli spazi di confronto e di partecipazione, la sostanziale cancellazione dell’impianto democratico della Carta del ’48. Nel 2005 le Camere approvarono una controriforma costituzionale che introduceva, tra l’altro, la devoluzione ed il premierato forte. Nel successivo referendum del 2006 il popolo italiano respinse quella controriforma ed affermò largamente la volontà di difendere la democrazia e la nostra Costituzione. In questa legislatura, una maggioranza ed un governo, privi di qualsiasi legittimazione sostanziale (vedi sentenza della Corte Costituzionale sul “Porcellum”) stanno procedendo all’approvazione della controriforma Renzi/Boschi. Presto il percorso procedurale sarà ultimato e le Camere licenzieranno definitivamente il nuovo testo, che prevede il totale stravolgimento dell’equilibrio di poteri disegnato dalla Costituzione del ’48 attraverso un presidenzialismo de facto, l’accentramento dei poteri, una giustizia non più autonoma dal potere politico. Assoluta sarà la concentrazione nello esecutivo di tutte le decisioni fondamentali che riguardano la vita politica e sociale del Paese, comprese quelle inerenti i territori e le comunità locali. Massimo sarà il potere dell’esecutivo nella repressione dei movimenti e dei conflitti locali. Il combinato disposto di una siffatta Costituzione, che riduce la rappresentanza ed accentra i poteri, e di una legge elettorale, l’Italicum, che garantisce la maggioranza assoluta dei seggi della Camera dei deputati ad una solo lista (consegnando, in tal modo, ad una forza politica con il 30-35% dei consensi il governo del Paese), rappresenta un grave vulnus alla democrazia.
La controriforma Renzi/Boschi e l’Italicum rappresentano, infatti, due momenti distinti, ma sinergicamente coordinati, della strategia liberista ed antidemocratica, da tempo posta in atto dalle classi dominanti, di annientamento di ogni voce di dissenso. Tale disegno autoritario non soltanto stravolge l’intero impianto della Costituzione repubblicana del ’48, ma subordina agli interessi del mercato i diritti dei cittadini e dei lavoratori. Si aprono ,pertanto, inquietanti scenari dal punto di vista sociale, economico ed ambientale. Nessuno pensa che la Costituzione sia inemendabile. Anzi c’è consapevolezza diffusa che sarebbe necessario apportare alla Costituzione modifiche in senso progressivo. Ad esempio la soppressione del recente emendamento dell’art. 81 (che ha introdotto il pareggio di bilancio), la riduzione dei costi del parlamento, l’introduzione della categoria di “bene comune” come proposta da Stefano Rodotà, una diversa geografia istituzionale centrata sui comuni, la creazione di forme di democrazia partecipativa, da affiancare a quella rappresentativa, come strumento della partecipazione dei cittadini prevista dai principi della Carta.
La Costituzione quindi, oltre ad essere difesa nei suoi principi fondamentali dagli stravolgimenti previsti dalla controriforma Renzi/Boschi, va anche aggiornata nelle modalità attuative di questi principi dando centralità ad una reale partecipazione popolare, ai territori, alle comunità ed alle varie forme di democrazia di prossimità. Aggiornare ed attuare appieno la nostra Costituzione significa allora lottare contro le diseguaglianze sociali (art. 3) insieme ai poveri ed agli immigrati; mettere il lavoro/reddito al centro dell’agenda politica (art. 1, 4 e 36) insieme ai disoccupati, ai precari ed agli studenti; ripristinare lo stato sociale (art. 38) insieme ai tanti colpiti dai tagli alla spesa (vedi sanità, istruzione, pensioni, etc.); salvaguardare la salute dei cittadini insidiata dagli inquinamenti ambientali (art. 32) insieme ai tanti movimenti (No Tav, No Triv, No Sblocca Italia, No Ttip, etc.) oggi presenti nei territori; garantire la istruzione pubblica, laica e di qualità ed il diritto allo studio ed alla ricerca (art. 9, 33 e 34) insieme a studenti e docenti; ostacolare gli sfratti, gli sgomberi e le chiusure aziendali dovute a sottoprofitti (art. 42 e 43) insieme ai cittadini, ai lavoratori ed ai cassaintegrati licenziati; perseguire l’equità fiscale secondo il criterio della progressività (art. 53), tutelare il paesaggio e il patrimonio storico e artistico del Paese (art. 9), includere gli immigrati e perseguire la pace (art. 10 e 11).
L’aggiornamento e l’attuazione della Costituzione, a partire dal contrasto alla controriforma Renzi/Boschi, potrebbe rappresentare in altre parole la traccia di un vero e proprio progetto sociale e politico, alternativo a quello dell’attuale classe dirigente (politica ed imprenditoriale) ed allo smantellamento del nostro sistema di diritti, verso cui ci spingono le politiche liberiste dettate dalla finanza internazionale. Un progetto che ha come obiettivo la rinascita sociale e democratica del nostro Paese a partire dal superamento della crisi attuale che colpisce sempre più la salute, il reddito e la dignità di quei tanti cittadini che vengono offesi da un ambiente inquinato e da condizioni di povertà, di precariato e di disoccupazione.
Ma se un progetto sociale e politico è innanzitutto partecipazione è da qui che dobbiamo partire, dalle mobilitazioni in atto, dai conflitti sociali nei territori, dalle lotte sempre più diffuse (anche se frammentarie) dei lavoratori e dei cittadini a difesa del lavoro, del reddito e dell’ambiente, dalle buone pratiche delle reti di economia sociale e solidale.
Occorre allora creare le condizioni per una grande battaglia referendaria che mobiliti tutti i cittadini sensibili alla difesa della democrazia e dei valori/diritti previsti dalla nostra Costituzione. Bisogna costruire dal basso una mobilitazione che veda protagonisti innanzitutto le giovani generazioni, una campagna di resistenza democratica per un’attuazione aggiornata dei principi sanciti dalla Costituzione e quindi anche contro la riforma Renzi/Boschi e contro le leggi ordinarie approvate negli ultimi mesi (Sblocca Italia, Jobs Act, Italicum, Buona Scuola, etc.).
A questo fine gli estensori di questo documento in vista del referendum costituzionale del prossimo anno promuovono la Campagna “La Costituzione ed i diritti negati”. Essi si propongono in questo modo di realizzare una vasta e capillare mobilitazione contro la Renzi/Boschi a partire da una campagna di informazione dell’opinione pubblica diversa dalla vulgata renziana, operata da stampa e televisioni, tendente ad attribuire un valore quasi taumaturgico alle controriforma della Costituzione.
La Campagna sarà in sintonia ed in raccordo con le vertenze territoriali e sociali e con le mobilitazioni in atto nella nostra città attraverso una serie di iniziative congiunte con i soggetti sociali di questi conflitti.
Il Coordinamento per la Democrazia Costituzionale Napoli