27 Gennaio 2025

Pubblicato nel 2018 “Popolo versus democrazia” di Yascha Mounk, tedesco che insegna ad Harvard, ha colto tendenze che oggi sono sotto gli occhi di tutti. Mounk ha individuato il bivio raggiunto nei rapporti tra capitalismo e democrazia, oggi siamo nel pieno della bufera grazie all’uso sfrenato del populismo, tarlo che rode dall’interno le democrazie.
Il tardivo allarme di Biden alla vigilia dell’insediamento di Trump ha richiamato l’attenzione sul rischio negli Usa di una deriva senza precedenti in senso autoritario e classista.
I super ricchi e super potenti negli Usa (e non solo) assumono direttamente la rappresentanza politica, senza mediazioni. Non gli basta più condizionare le campagne elettorali con ingenti finanziamenti, vogliono decidere in prima persona, assumendo direttamente il potere politico. La situazione evoca più le invasioni barbariche che una fase declinante della democrazia, che rischia di evaporare. Mounk ricorda ci sono decenni in cui la storia sembra rallentare e poi anni brevissimi in cui tutto cambia di colpo.
La vittoria elettorale di Trump, il dilagare di Musk, a cui si stanno accodando gli altri supericchi: Bezos, Zuckerberg, ecc. dicono che la democrazia sta passando da un sistema istituzionale che assume decisioni politiche per la collettività ad una nuova realtà in cui i (pochissimi) potenti (per denaro e potere esercitato sull’opinione pubblica) assumono nelle loro mani le decisioni economiche e politiche, con l’obiettivo di liberarsi dalle regole che ostacolano i loro affari, superando la distinzione tra i loro interessi privati e quelli pubblici, eliminando confini, indispensabili equilibri tra i poteri nella democrazia, sconvolgendo regole e prassi consolidate. Questo è il senso dei decreti presidenziali firmati da Trump a passo di carica appena insediato.

Pochissimi, ricchissimi, potentissimi

Pochissimi, ricchissimi, potentissimi usano gli strumenti della democrazia per superarla e costituire il nuovo potere di una ristretta oligarchia che trova nei suoi interessi privati il motore delle scelte politiche a loro vantaggio.
Il passaggio di fase è rappresentato dalla vittoria nelle elezioni sfruttando l’ondata populista, usando il risultato elettorale come un mandato in bianco, a fregarsene dei principi e degli organi di controllo.
Chi ha governato fino a Trump non ha capito che la crescita esponenziale dei costi di una campagna elettorale consentiva ai ricchissimi non solo di condizionare le decisioni politiche ma di puntare al potere politico e istituzionale.
Le democrazie debbno governare per evitare che le disuguaglianze arrivino a livelli insopportabili di frattura sociale, fino a diventare distruttive della convivenza, trasformando i cittadini in sudditi.
Non a caso la Costituzione italiana (art 3) afferma solennemente che la Repubblica rimuove gli ostacoli di ordine economico e sociale che limitano libertà ed uguaglianza e impediscono il pieno sviluppo della persona.
I super ricchi (l’1% indicato anni fa fa da occupy wall street è una platea molto più ampia) stravolgono le regole a loro uso e consumo per diventare sempre più forti, incontrastati (la divisione dei poteri di Montesquieu è archiviata) trasformando il ruolo pubblico in una protesi al servizio dei loro interessi privati e del loro potere.

Oligarchie e autocrazie

I super ricchi vogliono il potere politico, costituendo un’oligarchia che assomiglia sempre più alle autocrazie finora individuate come l’antitesi della democrazia. Anche Napoleone da generale della rivoluzione e della repubblica francese ne diventò il dittatore e poi l’imperatore.
I super ricchi puntano a fare coincidere le regole con la loro volontà, gli interessi privati diventano pubblici, imponendosi su scala mondiale, travolgendo regole, frontiere, sovranità nazionali, in sostanza liberandosi da condizionamenti di ogni tipo.
La guerra in pochi anni ha stravolto i paradigmi dominanti: obiettivi, valori, scelte economiche, sociali, politiche.
La responsabilità più grave di Putin è di avere fornito con la guerra in Ucraina l’innesco per accelerare la deriva politica, istituzionale, militare in corso, di cui è emblematica la nuova divisione del mondo tra stati, che papa Francesco definisce guerra mondiale a pezzi.
La pressione della Nato da anni sulla Russia, in spregio alle promesse fatte a Gorbaciov, è all’origine dell’inquietudine russa, ma la reazione di Putin è stata la peggiore possibile, fornendo l’alibi per stravolgere le priorità: dal cambiamento climatico, che presuppone cooperazione, alla guerra che rompe i rapporti, distrugge, stravolge le priorità, fino al ritorno dello spettro della guerra atomica. Non va dimenticato che dopo la fine dell’Urss si arrivò ad un accordo per posizionare le atomiche stanziate in Ucraina in Russia, oggi sembra fantascienza. La guerra è il primo problema da affrontare.

Il controllo dell’Itc, tecnologia dell’informazione e della comunicazione

L’attacco a Capitol Hill il 6 gennaio 2021 non è stato solo un tentativo di colpo di stato (1600 graziati da Trump) ma l’inizio di un percorso per stravolgere la democrazia e che oggi ha iniziato un nuovo capitolo dalla tolda di comando.
Musk punta a privatizzare lo spazio, fino a svuotare la Nasa. Gli interessi privati si fanno stato e attraverso un uso privatistico delle politiche pubbliche puntano ad allargare il loro potere. Un capitalismo selvaggio, primordiale, fortemente personale, anche se si si occupa del mondo e dell’intelligenza artificiale.

Un percorso iniziato con le politiche di globalizzazione divenute dominanti, che ha consentito alle grandi corporation, soprattutto americane, di scorazzare nel mondo economico senza vincoli e regole, soprattutto nell’ICT.
Gli altri stati, Europa in testa, si sono spesso trasformati in soggetti passivi, in consumatori di un mercato mondiale senza regole, etero deciso da grandi corporation, più potenti di tanti stati. Con la novità che i nuovi mezzi di comunicazione condizionano l’opinione pubblica. Ci sono casi inquietanti in cui il padrone (Bezos, Musk, ecc.) decide lo schieramento politico dell’organo di informazione posseduto.

E l’Europa?

Ad oggi l’Europa non ha adottato un sistema di regole e di tassazioni adeguati per le grandi corporation dell’Ict, che sono passate dal contrasto ad ogni avvio di regolazione alla costruzione di modalità e di regole conformi agli interessi di chi si ritiene nuovo padrone del mondo.

Già la crisi finanziaria del 2007/8 avrebbe dovuto spingere a regole mondiali per il controllo della finanza, la cui crisi ha portato a conseguenze drammatiche in tanti paesi. L’assenza di strutture di regolazione dei mercati finanziari si è saldata con i nuovi padroni che hanno il controllo dell’ICT con un peso enorme sull’opinione pubblica.

L’esplosione dei bit coin negli ultimi anni è avvenuta senza regole tali da impedire che il mercato monetario regolato dalle banche centrali subisse la concorrenza, e in parte la sostituzione di un mercato monetario opaco, dimenticando scandali e un uso a metà tra il criminale e lo speculativo. Trump fregandosene delle incompatibilità ha lanciato un suo bit coin alla soglia dell’insediamento.
Dopo la crisi del 1929 sono state introdotte regole per evitare il verificarsi di altre crisi, ma nel tempo quelle regole sono state smantellate. Dopo la crisi 2007/08 le nuove regole sono state tardive, inefficaci, incapaci di portare a livelli adeguati di regolazione.

Un capitalismo che fa crescere fortune incredibili e un forte potere

Il settore dell’Ict è cresciuto a dismisura a livello mondiale accumulando fortune personali incredibili e un potere di condizionamento forte e pervasivo. Al punto che X di Musk interviene direttamente nella campagna elettorale tedesca, appoggiando i neonazisti e diventandone il megafono in spregio alle regole della democrazia tedesca. Musk dileggia poi il governo laburista inglese e punta a farlo cadere.
In Romania sono state annullate le elezioni per il sospetto di influenze russe sui social mentre Musk può intervenire come e quando vuole senza suscitare reazioni.
E’ un capitalismo con il turbo, che non accetta regole democratiche, vuole cambiarle al suo servizio. Il mondo finanziario (es. JPMorgan) aveva già preso di mira le Costituzioni uscite dalla Resistenza con intromissioni nelle democrazie nazionali. Ora i super ricchi vogliono modellare economia, società, pensiero secondo le loro convenienze.
La parola d’ordine è lasciateci lavorare. L’oligarchia vuole decidere, il resto sono i sudditi.
Questo turbo liberismo è diventato il più importante veicolo di evasione fiscale, innescando la concorrenza sleale di alcuni paesi verso altri, anche dentro l’Unione europea.
Ora l’obiettivo è il controllo dello spazio.
Musk ha usato i suoi satelliti per giocare un ruolo nella guerra Ucraina/ Russia, evidenziando che la proprietà privata influisce perfino sulle guerre. Come si puo’ pensare di mantenere il controllo dell’impostazione e dei dati ? Per di più c’è un progetto europeo che comprende l’Italia a costi inferiori.

Va ricostruito il ruolo di una sinistra plurale e alternativa

Le sinistre hanno perso fin troppe occasioni per esprimere un pensiero non subalterno, ora debbono farlo, pena la scomparsa.
Gli stati nazionali debbono dotarsi di regole, puntando a regole dell’Unione europea, da cui va espunta la concorrenza fiscale tra stati. L’UE deve dotarsi di una politica estera, il passaggio dal disastro Biden all’avventurismo Trump può diventare devastante. Non è accettabile l’aumento delle spese militari, anzi occorre riformare e rilanciare le sedi internazionali per regolare le controversie. La visione europea non può essere costruita su una nuova guerra fredda, anzi solo costruendo nuovi rapporti si può favorire il superamento della democratura in Russia. Altri paesi stanno cercando un’alternativa alla nuova guerra fredda e l’ Europa deve lavorare con loro.
Dalla rottura occorre passare al dialogo e alla coesistenza, dal mercato senza regole ad un nuovo sistema di regole, altrimenti il turbo capitalismo si mangerà la democrazia. Il mantenimento e il rinnovamento della democrazia deve essere un punto fermo
L’Italia è ferma, il governo Meloni vuole piacere a troppi, ne deriva un paese che galleggia ma non ha un orizzonte strategico. Per questo occorre preparare un’alternativa in cui coesistenza, regolazione pacifica delle controversie, cooperazione nel reciproco interesse, tutela dei diritti delle persone e apertura ad un nuovo sistema di relazioni cooperative diventino i presupposti per una nuova Italia e una nuova Europa.
Rimpiangere in futuro la democrazia perduta sarebbe una iattura. Ricostruiamo il ruolo di una sinistra plurale che delinea un’alternativa ad una destra subalterna ai nuovi potentati.