Il Cdc aderisce e partecipa al presidio del 13 giugno a Roma
contro l’autonomia differenziata
Il Coordinamento per la democrazia costituzionale, già promotore di una legge di iniziativa popolare che ha raccolto 106mila firme contro il ddl Calderoli, aderisce e parteciperà al presidio indetto dai comitati “No ad ogni Autonomia Differenziata” per il 13 giugno, dalle ore 17 alle 20, in piazza Montecitorio a Roma.
La maggioranza conta di concludere per quella data la discussione e le votazioni sul disegno di legge Calderoli in materia di autonomia differenziata. Il presidio intende esprimere tutta la propria contrarietà a quel progetto che ha sollevato l’opposizione in tanta parte della società civile, dei sindacati – in particolare da parte di Cgil e Uil -, di movimenti e associazioni – come quelli che hanno dato vita a “La via Maestra” protagonista della straordinaria manifestazione di Napoli del 25 maggio di quest’anno – e delle istituzioni nel nostro paese, con esplicite dichiarazioni che hanno visto anche il pronunciamento contrario di parti rilevanti del mondo cattolico, come la Conferenza episcopale italiana (Cei).
La nostra lotta non si fermerà davanti alla eventuale approvazione del testo governativo, ma continuerà con una costante mobilitazione nei territori.
Chiediamo alle Regioni di avvalersi dell’articolo 127 della nostra Costituzione che permette loro di ricorrere direttamente alla Corte Costituzionale, promuovendo la questione di legittimità costituzionale nei confronti della legge una volta approvata.
Parteciperemo alla raccolta delle firme necessarie per un referendum abrogativo, denunciando fin d’ora come puramente strumentale la scelta del governo di considerare il ddl Calderoli – che invece ha carattere puramente ordinamentale – come un allegato alla legge di Bilancio all’unico scopo di farlo ricadere im quei casi in cui il referendum abrogativo non sarebbe consentito.
In sostanza, la maggioranza non si illuda che l’eventuale approvazione parlamentare del testo di Calderoli, ricorrendo ad una antidemocratica compressione della discussione, sia in grado di chiudere la partita. La battaglia per impedire la rottura dell’unità del Paese, la “secessione dei ricchi”, lo spezzettamento dell’unità nazionale in una ventina di staterelli regionali, l’aggravamento delle differenze e delle condizioni sociali delle popolazioni del nostro paese, non si ferma.