I have a dream! A sessant’anni dallo storico discorso di Martin Luther King, il 28 agosto del 1963 a Washington, si ripresenta di nuovo la necessità di articolare un sogno che ci dia la forza di attraversare l’oscurità del tempo presente, guidati dalla visione di un tempo nuovo e di una storia nuova. A proporci questo sogno è l’intervento appassionato di Raniero La Valle convocato da Michele Santoro alla Versiliana in una calda notte di fine estate.
Quello che ci illustra La Valle non è il suo sogno, ma il nostro sogno, per cui alla fine della serata possiamo tutti dire: we have a dream. Il tema è quello dell’aspettativa che spunti un arcobaleno. “Un arcobaleno – argomenta La Valle – è un simbolo potente (perché) riunisce la terra col cielo.” Il sogno è di chiedere che l’arcobaleno porti sulla Terra tre cose: la pace, la salvaguardia della Terra e della dignità umana. “Prima di tutto la pace, la pace (..) è la condizione di tutto e quella per la quale viviamo speriamo e amiamo. La seconda cosa è proprio la terra (..) questa terra che è la nostra madre la dobbiamo recuperare difendere salvare. La terza cosa è la dignità, la dignità delle persone.”
Da questo sogno nasce un appello che non è rivolto ai pacifisti, ma a tutti, perché si dia rappresentanza a questi tre beni che stiamo perdendo. Non si può neanche pensare alla pace se non si pone fine alla guerra in Ucraina. La pace si costruisce nell’ordinamento politico, e perciò è sempre imperfetta e sempre a rischio. L’antagonista della pace non è semplicemente la guerra ma è il sistema di guerra, che ormai è diventato il vero sovrano. La pace implica “assenza di violenza delle armi e di pratiche di guerra vuol dire che non devono esserci rapporti antagonistici né sfide militari o sanzioni genocide tra gli Stati.”
Questo sogno per prendere piede sulla terra deve incontrarsi con la politica e con i partiti. Nel discorso di La Valle non c’è una sfida ai partiti, né il preannunzio della nascita di un nuovo partito. “Noi più che essere un partito, vogliamo prendere partito, il nostro è un partito preso, per la pace per la terra e per la dignità, non vogliamo andare nella stanza dei bottoni vorremmo però quella stanza più aperta e trasparente.” Respinta ogni politica di dominio, il pensiero corre ad una comunità internazionale placata e garantita da un costituzionalismo mondiale. “Quindi – conclude la Valle – io sogno che insieme noi facciamo un appello per dar vita a una grande assemblea permanente il cui obiettivo sia una politica che prenda in mano il mondo non per farne un impero delle armi del denaro ma per preservarlo e fare sì che la natura sia salva e che la storia continui, un’assemblea permanente per rovesciare il corso delle cose presenti e preparare un altro avvenire per l’Italia e per l’Europa.” E tuttavia questo sogno deve fare i conti con le scadenze concrete e ravvicinate della politica, a cominciare dalle elezioni europee. Di fronte a questa scadenza risuona il grido di Papa Francesco: dove vai Europa? Il problema è che “L’Europa ha tradito le ragioni della sua Unione lasciando la casa di suo padre che era quel grande patrimonio di quanti hanno resistito all’idea di Europa voluta da Hitler.” Qui il sogno rischia di naufragare di fronte all’asprezza della competizione della politica corrente. La proposta che La Valle porta all’assemblea della Versiliana è quella di partecipare in un modo diverso da quello della competizione, del contrasto, della lotta di tutti contro tutti della ricerca dell’ultimo voto: “dovremmo anche qui forse applicare quella parola di Alexander Langer quando diceva più lento più dolce più profondo perché nella politica si potrebbe, anche in una competizione elettorale, avere atteggiamenti più includenti, più comprensivi, più capaci di dialogo, più capaci di creare delle convergenze delle unioni, delle condivisioni anche su fronti diversi ma per comuni obiettivi, per comuni ideali, per comuni necessità da soddisfare.”
Alla fine del percorso iniziato con l’appello lanciato alla Versiliana, il 30 settembre ci sarà un’assemblea nella quale si dovrà scegliere quale percorso concreto avviare per dare sangue e carne a questi tre principi, pace, Terra e dignità, declinati nel sogno-appello di Raniero La Valle.
Una cosa, però, sembra evidente: quali che siano le scelte che si faranno per le elezioni europee, non ci può essere un partito della pace, perché la pace, la salvaguardia della Terra e della dignità umana sono beni universali che non possono essere racchiusi nello scrigno di una sola parte. Quello che è necessario è un confronto che possa spingere più soggetti politici, pur nelle loro diversità, a stipulare un patto di convergenza su queste tre istanze fondamentali. Un patto di convergenza che costituirebbe un volano politico importantissimo, utile anche a rimotivare alla partecipazione il popolo degli astenuti.