Il manifesto.it del 28 ottobre 2022
Le proposte di insediamento di eolico in mare a Tarquinia e Montalto di Castro pongono il problema urgente di definire un vero e proprio piano regolatore dello Spazio Marittimo (Maritime Spatial Planning) nel cui ambito definire con chiarezza dove si possono collocare gli impianti off-shore. Il nuovo Governo non solo deve recuperare i ritardi dei governi precedenti che non lo hanno fatto, malgrado già dal 2014 ci fosse l’indicazione della Direttiva Europea 2014/89/UE (recepita in Italia dal D. L. n. 201 del 17/10/ 2016) che stabiliva l’obbligo per i paesi membri di approvare questo piano entro il marzo 2021, ma deve decidere con chiarezza i principi a cui debbono attenersi le proposte di investimenti dei privati, che sono numerose e di importi decisamente significativi per l’Italia (dell’ordine di 30 miliardi di euro per il solo eolico offshore), per affrontare la transizione dal fossile verso le energie rinnovabili.
Ad esempio le aree di costa a vocazione turistica richiedono una maggiore tutela e in questi casi va fissato un limite di installazione dell’eolico off-shore a non meno di 25 chilometri dalla costa, meglio ancora più al largo, per evitare problemi paesaggistici e danni alle attività turistiche. Le installazioni debbono inoltre rispettare i corridoi del traffico marittimo commerciale e i parchi marini nazionali e regionali, come ad esempio quello delle isole toscane.
L’eolico off-shore è molto importante per il futuro energetico dell’Italia ma deve rispettare rigorosamente condizioni di installazione accettabili da parte delle comunità locali, altrimenti si rischiano effetti negativi.
Il nuovo governo deve provvedere con urgenza a questi adempimenti scaduti nella primavera del 2021. Se fossero state già indicate le possibilità di localizzazione e le condizioni da rispettare non ci troveremmo di fronte a proposte di installazione di eolico troppo vicine alla costa. Nel caso del parco eolico di Montalto/Tarquinia si parla di 7/8 Km, quindi di turbine decisamente visibili e troppo vicine a terra.
A parità di produzione energetica è preferibile realizzare parchi eolici off-shore che riducano drasticamente gli impatti negativi sia visivi che sulla navigazione, sull’ambiente, sulla vita animale e vegetale, sulle attività costiere. Per questo i parchi eolici debbono essere collocati molto lontano dalla costa e composti dalle turbine più grandi possibili nelle condizioni date (la produzione elettrica cresce al quadrato del diametro) anziché tante piccole turbine.
Va osservato che finora il governo ha stabilito un obiettivo di sviluppo per l’eolico offshore di solo 900MW, del tutto insufficiente rispetto agli obiettivi europei (60.000MW nel 2030 e 300.000MW nel 2050) e alle esigenze dell’Italia. Per di più non ha chiarito dove andrebbe collocato l’eolico negli immensi spazi di mare che circondano l’Italia, e quali caratteristiche dovrebbe avere. Si sottovalutano le enormi potenzialità di produzione dell’eolico off shore (più del 10% del fabbisogno elettrico nazionale), di impatto sull’economia nazionale, sullo sviluppo industriale e sull’occupazione.
È evidente che per costruire le turbine eoliche, specie se molto grandi, occorrono grandi quantità di acciaio, sia per costruirle che per le piattaforme galleggianti.
Si tratta di una produzione ingente che potrebbe arrivare ad utilizzare per molti anni il 10% della produzione di acciaio in Italia, creando a livello nazionale fino a 100.000 nuovi posti di lavoro per realizzarle e per la successiva gestione e manutenzione dei parchi eolici.
Infine il Governo dovrebbe creare certezze di mercato per la produzione e per chi consuma l’energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili a partire dall’eolico. Occorre adottare una normativa che – nell’ambito di una netta separazione del costo dell’energia elettrica da fonti rinnovabili da quella da fonti fossili – consenta al momento del permesso di costruzione di definire un accordo tariffario per l’acquisizione di tutta la produzione in rete per un arco di tempo congruo, ad esempio 10 anni, con garanzie sia per gli investitori che per gli abitanti/consumatori dell’area interessata, a partire dalle aziende locali.
L’eolico off-shore è una scelta strategica che può contribuire sia all’autonomia energetica dell’Italia che al contrasto alla crisi climatica. Tuttavia deve essere realizzato con criteri compatibili con la vocazione turistica delle coste italiane, con la qualità della vita e con l’ambiente.
Il governo deve assumersi la responsabilità, sentito il parlamento, le Regioni, i Comuni di indicare con chiarezza dove è possibile realizzare l’eolico in mare, decidendo una distanza dalla costa di almeno 25 Km.
Per l’Osservatorio: Mario Agostinelli, Alfiero Grandi, Jacopo Ricci, Alex Sorokin
OSSERVATORIO SULLA TRANSIZIONE ECOLOGICA – PNRR
Promosso da
Coordinamento per la Democrazia Costituzionale, Laudato Si’, Nostra