No autonomia differenziata: l’impegno prosegue anche dopo la sentenza della Corte Costituzionale

Prosegue l’impegno del Coordinamento per la Democrazia Costituzionale (CDC) nonostante il pronunciamento della Corte Costituzionale sull’inammissibilità del referendum abrogativo della Legge Calderoli sull’autonomia differenziata.

«Il 20 gennaio 2025 la Corte costituzionale ha dichiarato inammissibile il referendum abrogativo riguardante la Legge 86 del 2024 di attuazione dell’autonomia differenziata richiesto da un amplissimo schieramento politico e sostenuto dalla firma di circa 1.300.000 elettori», spiega una nota del CDC diramata ieri. La sentenza, spiega il Coordinamento, ha deluso le aspettative degli attivisti pro-Referendum perché «appare basata su motivazioni deboli, come illustrate dal nuovo Presidente della Consulta Giovanni Amoroso nella conferenza stampa del 21 gennaio», e perché «contraddice la sentenza della Cassazione che aveva riscritto il quesito referendario inglobando la precedente sentenza della Consulta 192/24». Il CDC definisce «paradossale che la Consulta per “non compromettere la possibilità di una scelta consapevole da parte dell’elettore” abbia bocciato il referendum sottraendo agli elettori la possibilità di decidere sulla materia».

Secondo il CDC – ma anche stando alle dichiarazioni del governo – resta «elevato il rischio» che l’esecutivo torni a ripresentare, sotto un’altra forma, il progetto dell’autonomia, forzando la sentenza della Corte. «Non abbiamo assicurazioni che il Governo rispetterà l’interpretazione costituzionalmente orientata delle norme non abrogate della L.86, mentre proseguono i negoziati per definire delle intese sulle materie non Lep. L’approvazione di tali eventuali intese non potrebbe essere sottoposta a referendum poiché la giurisprudenza costituzionale non consente il referendum abrogativo per le leggi approvate con procedura rafforzata».

Il CDC invita a non abbassare la guardia e a «rilanciare la mobilitazione popolare contro il progetto di autonomia differenziata», per «rivendicare il diritto del popolo sovrano di decidere su un tema cruciale per il futuro».

Alle forze parlamentari contrarie al disegno autonomista la nota chiede di assumere «tutte le iniziative possibili e necessarie, anche di proposta legislativa di revisione costituzionale del titolo V, coerenti con lo spirito e la lettera dell’articolo 5 Cost. che “riconosce e promuove le autonomie locali” a partire dal principio che la repubblica è una e indivisibile».

Occorre anche ripresentare «una nuova richiesta di referendum abrogativo della legge sull’autonomia differenziata», al fine di stimolare «una correzione legislativa secondo le indicazioni della 192 ed un ostacolo politico alla definizione delle intese in corso di negoziazione».

«La recente sentenza della Consulta – conclude il CDC – non chiude la partita né a livello istituzionale, né tantomeno a livello sociale».