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CDC su Legge Nordio: ennesimo vulnus ai principi costituzionali
Il Ddl che porta il nome del guardasigilli Carlo Nordio, che abroga il reato di abuso d’ufficio e introduce un’importante stretta sulla pubblicazione di intercettazioni, è stato approvato in seconda lettura e quindi in via definitiva dalla Camera lo scorso 10 luglio.
«La legge Nordio lede i principi dello Stato di diritto», tuona il 15 luglio una dichiarazione della Presidenza del Coordinamento per la Democrazia Costituzionale (CDC). Il provvedimento, secondo il CDC, «segna una profonda corruzione dei principi dello Stato di diritto, incide in maniera restrittiva sulla libertà di informazione, impone vincoli alla stampa di ogni tipo in materia di accusa e processi ed ostacola il funzionamento della macchina giudiziaria, ingolfandola ulteriormente».
A chi giova questa misura? «L’abolizione del reato di abuso d’ufficio – spiega ancora il CDC – rende in pratica leciti comportamenti dannosi per i cittadini e contrari al buon andamento e all’imparzialità dell’amministrazione pubblica, per di più secondo molti magistrati preclude la possibilità di risalire da questo ad altri reati connessi. D’ora in poi i pubblici ufficiali (gli amministratori di Enti locali o regionali sono solo una parte) pur violando le leggi, potranno impunemente assumere atti destinati a creare un ingiusto profitto a se stessi o ad altri, o un ingiusto danno ad altri. I cittadini, le imprese e gli stessi funzionari pubblici saranno esposti ad abusi, senza alcuna possibilità di rimedio attraverso un intervento della magistratura. Si pensi ai concorsi pubblici, alle procedure di affidamento di appalti, al mobbing nei confronti di dipendenti pubblici».
Secondo la Presidenza del Coordinamento, con questa mossa, la politica ha in fondo tutelato se stessa, offrendo a chi riveste incarichi di pubblica responsabilità «di commettere abusi di potere» e restare impunito. «Rientrano in questa difesa esasperata dei cosiddetti “colletti bianchi” i nuovi limiti alla pubblicazione di intercettazioni di interesse pubblico, il divieto di appellare le sentenze di proscioglimento per una gran massa di reati, l’appesantimento della procedura penale in tema di misure cautelari che porterà all’ingolfamento dei tribunali».
A parere del CDC, poi, «a questa politica di smantellamento di presidi della legalità fa da contraltare la dura criminalizzazione del disagio e della marginalità sociale, con l’introduzione di nuove figure di reato che colpiscono anche la mera resistenza passiva nelle carceri e nei CPR da parte di chi vive in condizioni di negazione della dignità personale, oppure con l’ introduzione di pene eccessive, fuori da ogni parametro di confronto con altri reati molto più gravi, per chi protesta contro la creazione di grandi opere infrastrutturali».
Si colpevolizzano così oppositori e contestatori, mentre si alleggerisce la pressione sui “colletti bianchi” e sulla politica: questa è, condanna il CDC, «la negazione del principio costituzionale supremo di eguaglianza dei cittadini e del rispetto della dignità personale».
La maggioranza di governo starebbe minando, passo dopo passo, i principi costituzionali, come dimostra anche la parabola parlamentare dell’autonomia differenziata, dell’elezione diretta del Presidente del Consiglio e «l’attacco al ruolo autonomo della magistratura di cui è espressione ulteriore il ddl del Governo per la modifica della stessa Costituzione che è stato presentato in parlamento».
In chiusura della dichiarazione, la Presidenza avvisa che il logo del CDC è stato modificato, con la sostituzione del NO con un SI, «perché così rispondiamo al quesito abrogativo della legge Calderoli sull’autonomia differenziata, pubblicato sulla G.U. n.157 del 6 luglio 2024, su cui stiamo raccogliendo le firme».