Premierato e diritti del lavoro, la Via Maestra contro l’attacco alla Costituzione passa dai referendum

 2 GIUGNO 2024

DI ALFIERO GRANDI

La proposta di elezione diretta del Presidente del Consiglio, la forzatura sull’Autonomia Regionale Differenziata di Calderoli che contraddice principi fondamentali della nostra Costituzione ora l’attacco del Governo all’autonomia della magistratura, sono i tentativi della destra di stravolgere la Costituzione democratica ed antifascista del 1948.

Non è facile far comprendere che le istituzioni previste dalla Costituzione democratica ed antifascista del 1948 servono a decidere democraticamente scelte che hanno conseguenze sulla vita reale delle persone. E’ cresciuta una frattura preoccupante tra elettori ed eletti, anche perché la legge elettorale ha tolto ai cittadini il diritto di scegliere direttamente chi inviare in parlamento.

A difesa della Costituzione

La Via Maestra può aiutare a superare questa frattura mettendo in comune il lavoro di tante organizzazioni e associazioni, che stanno assumendo iniziative comuni, collegando i referendum abrogativi promossi dalla Cgil contro il precariato, gli appalti a cascata, la negazione di diritti fondamentali come la salute e perfino la vita di chi lavora e quelli per l’abrogazione dell’Autonomia differenziata e per bloccare l’elezione diretta del Presidente del Consiglio che stravolgerebbe la Costituzione.

Così si costruisce un legame tra attuazione e difesa della Costituzione e società e mondo del lavoro per contrastare l’attacco ai diritti di chi lavora. I tempi dei referendum possono non essere coincidenti perché diversi sono i tempi di attuazione dei vari capitoli, ma è importante che si lavori per costruire un legame tra questi campi di iniziativa per contrastare un disegno politico socialmente regressivo e istituzionalmente pericoloso.

L’elezione diretta del Presidente del Consiglio stravolge la Costituzione perché compromette la divisione dei poteri, toglie funzioni fondamentali al Presidente della Repubblica, e rende il parlamento subalterno al Governo e soprattutto al Capo del governo. Il parlamento nella Costituzione del 1948 è fondamentale. E’ la sede che decide con leggi le scelte, dà e toglie la fiducia al governo di cui controlla l’operato.
Diventeremmo una Capocrazia, con il dominio di una sola persona.

Con l’autonomia regionale differenziata l’Italia rischia di dividersi tra aree geografiche forti e deboli, di arretrare dall’unità nazionale dei diritti che debbono essere gli stessi, esigibili in tutto il territorio nazionale.

La destra al governo ha sommato proposte che porterebbero il nostro paese in una situazione pericolosa.

Le proposte per stravolgere la Costituzione vengono avvolte in menzogne pericolose. Non è vero che non cambierebbero i poteri del Presidente della Repubblica. Viene negata la subalternità del parlamento al Governo e l’elezione di deputati e senatori sarebbe a legata a quella del Presidente del Consiglio per garantirgli una maggioranza ad ogni costo. Deputati e Senatori continuerebbero ad essere scelti dall’alto, dai capi, a partire da Giorgia Meloni.

L’obiettivo è perpetuare la destra al governo e fare partire l’elezione diretta dalla prossima legislatura. L’obiettivo è archiviare la Costituzione del 1948 per andare verso una terza repubblica. E’ un modo per cercare una diversa legittimazione in una Costituzione stravolta nelle caratteristiche antifasciste e democratiche che la resistenza ha reso possibili.