Il premierato che da ultimo sembra prevalere per la proposta di riforma della destra è, comunque declinato, incompatibile con la forma di governo parlamentare scritta nella Costituzione vigente. Inevitabilmente stravolge il ruolo e i poteri del presidente della Repubblica e il rapporto tra parlamento e governo.
La destra è rimasta ancorata alle vecchie bandiere. L’investitura popolare di chi governa non è più sinonimo di stabilità e solidità politica e istituzionale. L’elezione diretta divide e contrappone, non unisce. In questa fase storica i due modelli di riferimento, gli Usa per il presidenzialismo e la Francia per il semipresidenzialismo, lo dimostrano con chiarezza.
La maggioranza di destra vorrebbe bilanciare con il premierato l’autonomia differenziata modello Calderoli, che mette a rischio l’unità del Paese, aumenta i divari territoriali e le diseguaglianze, nega per molti i diritti fondamentali come sanità e istruzione. Ma dall’autonomia differenziata viene con certezza un effetto: si svuotano le stanze e le scrivanie a palazzo Chigi e nei ministeri, a Montecitorio, a palazzo Madama. Nel sistema politico e istituzionale il livello nazionale perde peso, mentre si gonfiano a dismisura i livelli regionali.
Sarebbe allora più forte il governo del premier immaginato dalla destra? Se ad esempio rimettessimo alle regioni ferrovie, autostrade, porti, aeroporti, quale capacità rimarrebbe a Palazzo Chigi di formulare e implementare politiche nazionali per il riequilibrio Nord-Sud o per le aree interne e quelle urbane e metropolitane? E cosa rimarrebbe del ministero dell’Istruzione se si regionalizzasse la scuola? O di quello della sanità, già quasi scomparso?
Tra premierato e autonomia differenziata esiste sì una sinergia, ma perversa. Concorrono solo nell’effetto di stravolgere la Costituzione repubblicana.
Che fare? Opporsi al progetto di premierato della destra, quando sarà presentato. Intanto, contrastare per via emendativa il disegno di legge governativo sull’autonomia differenziata (AS 615) in discussione nella I Commissione del Senato. E portare nell’aula del Senato il disegno di legge costituzionale di iniziativa popolare volto alla modifica degli artt. 116.3 e 117 (AS 764), presentato con oltre 106 mila firme e ora in esame presso la I Commissione, che riscrive il framework costituzionale dell’autonomia differenziata, espungendone i rischi per l’eguaglianza dei diritti e l’unità della Repubblica.
Massimo Villone, presidente del Coordinamento democrazia costituzionale