È stato presentato alla Camera dei deputati un importante progetto di legge (primi firmatari Fratoianni, Bonelli, Zanella) da parte del gruppo Verdi-Sinistra italiana Alleanza, che ridefinisce la fisiologia del servizio pubblico radiotelevisivo insieme alla relativa governance.
Si tratta, in verità, dell’aggiornamento del testo (Fratoianni, Civati) già depositato nel marzo del 2015, come controcanto rispetto al disegno di legge (poi approvato alla fine di dicembre di quell’anno) voluto dall’allora Presidente del Consiglio Matteo Renzi. Anzi. Proprio quell’articolato del governo diede una botta ferale all’autonomia dell’azienda, collocandola nella stretta sfera di influenza del potere esecutivo. Il fattaccio avvenne e ne paghiamo le conseguenze oggi, perché la cavalcata nera della destra è stata facilitata dalla controriforma dell’epoca.
L’articolato ripresentato da Verdi e Sinistra italiana è il frutto di un lungo confronto con numerose associazioni, in particolare con MoveOn, nonché con le organizzazioni sindacali. Non per caso si sono avuti gli interventi di Articolo21, della Rete No Bavaglio, della Federazione nazionale della stampa, del sindacato dei giornalisti della Rai e della federazione dei lavoratori delle comunicazioni della Cgil.
La disciplina immaginata si fonda sul cosiddetto sistema duale (come in Germania, ad esempio), vale a dire la netta distinzione tra un Consiglio di garanzia di 21 componenti tratti in gran parte dalla società civile e un consiglio di amministrazione (5 persone) adibito alla gestione ed eletto proprio dal Consiglio. La Rai, insomma, viene sottratta alla logica partitica.
In tale contesto viene meno la vecchia e ridondante Commissione parlamentare di vigilanza, i cui compiti sono integrati dal nuovo organismo e dall’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni. Il canone è pagato proporzionalmente al proprio reddito, per rendere equa una tassa che non può essere uguale per un superricco e per un disoccupato.
Il testo, naturalmente, è a disposizione del confronto con le varie forze progressiste, per arrivare possibilmente ad un’intesa.
Articolo21 ha sottolineato l’importanza della raccolta di firme (oltre 50.000 sottoscrizioni) per ripristinare il programma affidato a Roberto Saviano sottoposto ad un odioso bavaglio.
È augurabile che il tema della libertà di informazione sia uno dei punti essenziali della manifestazione in programma per il prossimo 7 ottobre, promossa dalla Cgil con oltre sessanta associazioni in difesa della Costituzione.