Convention giallo-rossa contro la guerra: “Sull’Ucraina l’Ue sbaglia”. Conte: “Difficile che dopo Putin ci sia un campione di democrazia”
di Giovanna Casadio
Una cosa accomuna tutti i partecipanti: il giudizio sugli errori della Ue. Bruxelles non va nella direzione giusta sull’Ucraina, dal momento che neppure nel vertice dei capi di Stato e di governo di giovedì, sono state menzionate le iniziative di pace, piuttosto si è parlato degli aiuti bellici. Il leader dei 5Stelle riparte da qui nella convention dei pacifisti giallo-rossi, chiamati a raccolta dal ‘Cordinamento per la democrazia costituzionale’. Assicura Conte: “Il M5Stelle non ha mai pensato di tirare fuori l’Italia dalla Nato. E abbiamo detto allora a Draghi di esserci assolutamente anche sugli aiuti militari, ma non può essere questa la strada perché già da allora visibile che bisogna lavorare subito a impostare un negoziato per portare a una via d’uscita”.
Poi il capo grillino va lancia in resta contro Giorgia Meloni e la subalternità agli alleati Nato. Ma l’affondo su Meloni è durissimo a proposito di un attacco della premier al sociologo De Masi: “Vigliaccamente ha attaccato un professore universitario per attaccare noi. Attacchi noi, presidente del Consiglio”.
Sull’Ucraina e il percorso di pace necessario avverte Paolo Ciani, il vice capogruppo del Pd e frontman della Comunità di Sant’Egidio: “Abbiamo sdoganato la normalità delle armi come fossero utensili qualsiasi, al di là del dibattito su invio sì oppure no degli aiuti militari a Kiev”. È Nicola Fratoianni il segretario di Sinistra italiana a indicare alcune tappe del “che fare” per la pace, rivendicando il no della sinistra al riarmo e all’escalation: “Bisogna insistere sulla via del negoziato”. Arturo Scotto, ex coordinatore di Articolo Uno, ora dem, ricorda che “va riesumata la parola diplomazia”. La pentastellata Mariolina Castellone, vice presidente del Senato dice che altre iniziative pacifiste ci saranno e che oggi va appoggiata dalla politica la missione del cardinale Matteo Zuppi, inviato del Papa ora a Mosca.
Ma sono i costituzionalisti, gli intellettuali e i diplomatici a mettere a fuoco le questioni che la semplificazione tra filo putiniani e interventisti sta cancellando. Parla Raniero La Valle e ammette che, se chi non si conforma è “un fuoriuscito”, ebbene lui si sente tale. Quindi indicano soluzioni perché la pace faccia qualche passo avanti Domenico Gallo, costituzionalista, Ida Dominijanni (che fotografa il capovolgimento etico per cui quella ucraina è diventata “una guerra morale”), Vincenzo Vita, Giangiacomo Migone, Alfonso Gianni, Alfiero Grandi, Barbara Spinelli, Alberto Negri, i generali Fabio Mini e Biagio Di Grazia, all’ambasciatore Giuseppe Cassini. Si parla di Nato e del suo ruolo.
L’allarme dei giallo-rossi ruota attorno alla “normalizzazione” che parte dalle parole: persino l’attacco nucleare sembra una opzione ammessa.
Afferma Alfonso Gianni: “Dopo un anno e mezzo dall’invasione russa dell’Ucraina, la guerra non si ferma e però aumentano i morti, l’uso di armi sempre più letali, il pericolo del ricorso al nucleare, ancora maggiore dopo lo scontro tra le stesse forze militari russe”. C’è una rincorsa al riarmo, l’invio di armi e munizioni da parte dell’Italia, il pressing di alcuni paesi europei per un intervento diretto della Nato, insieme alla “tragica impotenza” della pretesa di pervenire alla pace attraverso la vittoria militare. “Siamo finiti sull’orlo del baratro che può trascinare il mondo in una nuova guerra mondiale con armi nucleari”: è il manifesto dell’iniziativa pacifista. “Pensare che questa guerra possa essere vinta sul campo è una follia. Perciò c’è bisogno di una strategia di pace, di un cessate il fuoco immediato, dell’apertura di una trattativa, di costruire un percorso che porti a una conferenza internazionale di pace”, sottolinea Gianni.