Al via l’iter parlamentare del Ddl di iniziativa popolare contro l’autonomia differenziata
L’ingente mole di firme – più del doppio di quelle necessarie (50mila) per poter presentare una Proposta di Legge costituzionale di iniziativa popolare – raccolte dal Coordinamento per la Democrazia Costituzionale (Cdc) contro l’autonomia differenziata del governo Meloni sono state consegnate al Senato il 1° giugno scorso, con un evento di presentazione della proposta e con una conferenza stampa (v. qui e qui).
Con una nota di ieri la presidenza del Cdc informa che oggi, giovedì 20 giugno, prende il via al Senato «l’iter parlamentare del Ddl di iniziativa popolare contro l’autonomia differenziata», il quale prevede la «revisione costituzionale di iniziativa popolare di modifica del terzo comma dell’articolo 116 e dei commi primo, secondo e terzo dell’articolo 117 della Costituzione contro l’autonomia differenziata».
Il Servizio Assemblea del Senato ha accertato la regolarità della proposta e ha verificato il computo elle firme. «Quindi – dice il Cdc – da domani comincia l’iter parlamentare di discussione del disegno di legge di iniziativa popolare». Il primo passo, entro il prossimo mese, sarà l’esame del disegno da parte di una commissione competente, la quale dovrà esprimersi entro tre mesi dall’assegnazione, superati i quali il disegno sarà calendarizzato d’ufficio nei lavori del Senato.
Ecco dunque un primo grande risultato conseguito dalla mobilitazione: che il tema cioè dell’autonomia differenziata «sia oggetto di discussione da parte del Parlamento. Esattamente il contrario di quanto prevede il Ddl Calderoli che riduce il ruolo del Parlamento a una semplice ratifica delle intese eventualmente raggiunte fra governo e singole Regioni».
La nota della presidenza del Cdc si chiude con un ringraziamento a «tutte le cittadine e i cittadini, le organizzazioni sindacali e studentesche, le associazioni culturali e antifasciste, le organizzazioni professionali, i comitati locali del Cdc che hanno contribuito a compiere questo primo passo in difesa della nostra Repubblica, una e indivisibile, come recita l’articolo 5 della nostra Costituzione».