PER UN PERCORSO DI PACE

Dichiarazione della presidenza nazionale del CDC

L’aggressione all’Ucraina da parte della Russia e la guerra che ne è seguita da quasi tre mesi ci mette tutte e tutti di fronte ai drammi umani, alle distruzioni, alla corsa al riarmo, alla tensione e alla rottura nei rapporti tra gli stati. E’ stato un grave errore non sostenere l’iniziativa del segretario generale dell’Onu per costruire proprio in quella sede internazionale le condizioni per la cessazione immediata dei combattimenti e per una trattativa per portare alla pace, come avevano proposto il prof. Luigi Ferrajoli e altri costituzionalisti quali Gaetano Azzariti e Claudio De Fiores, al fine di giungere ad una conferenza internazionale come avvenne  a  Helsinki nel 1975.

La parola è rimasta alle armi, ai combattimenti, alle distruzioni. Ora occorre una iniziativa di pace perché continuare con i combattimenti sperando di risolvere il conflitto per via militare indica un futuro di lutti per l’Ucraina e un pericolo per il mondo che rischia di entrare in un conflitto che potrebbe assumere una devastante dimensione nucleare, di lacerazione dei legami di cooperazione e dialogo che solo pochi mesi fa avevano portato a importanti convergenze sul contrasto al cambiamento climatico.

Il governo italiano deve fare propria l’esigenza di aprire una nuova fase per favorire la pace, condivisa dalla maggioranza del nostro paese, mentre continua solo ad approvare decreti interministeriali per cedere mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore delle autorità governative dell’Ucraina.

Inoltre è inaccettabile secretare le caratteristiche e la portata dei rifornimenti bellici.

Il Parlamento ha il diritto di essere informato e a sua volta il dovere di informare l’opinione pubblica. Solo una discussione parlamentare può consentire di fare conoscere all’opinione pubblica italiana quale ruolo l’Italia intenda assumere nel contesto internazionale per la pace in Ucraina.

E’giunto il momento di mettere l’accento su trattative per il cessate il fuoco, per il soccorso alle popolazioni, per arrivare attraverso il negoziato alla pace.

Per l’Italia questo vuol dire contribuire alla risoluzione del conflitto con i mezzi che la nostra Costituzione ha chiaramente indicato nell’art. 11 per la realizzazione della pace e della giustizia tra le Nazioni.

Questo in particolare deve già avvenire il 19 maggio prossimo, quando il Presidente del consiglio riferirà alle Camere.