1)Inviare o non inviare armi
La nostra risposta. Inviarle ad un paese dove le armi sono già in abbondanza e aggiungere armi da parte dei paesi europei a quelle che Stati Uniti e Gran Bretagna da anni e tuttora forniscono copiosamente all’esercito ucraino , organizzato ben addestrato e armato, serve a nulla . Serve a rendere più difficile se non impossibile individuare una soluzione negoziata e pacifica di compromesso, per un cessate il fuoco e per il minor spargimento possibile di altro sangue. Inviare armi vuol dire far guerra alla Russia per procura e avvicinare l’umanità a rischi incalcolabili. Nel merito noi indichiamo , come possibile compromesso, il ritorno agli accordi di Minsk, referendum popolari sotto controllo internazionale per quel che riguarda Crimea e Donbass, la discussione in una conferenza internazionale sotto egida ONU su di un eventuale statuto di neutralità dell’Ucraina. Autonomia come per i baschi o la Catalogna , neutralità come la Finlandia. La Russia o meglio la Russia di Putin e il suo sistema di potere possono essere sanzionati e combattuti anche in tempo di pace. L’Ucraina , la sua sovranità, e il più che discutibile stato della sua democrazia – prima della guerra – dove molto ha pesato il nazionalismo di destra che minacciava anche Zelensky e che ha contribuito alla mancata applicazione degli accordi di Minsk, possono/debbono essere aiutate soprattutto in tempo di pace non escludendo affatto il suo ingresso – non immediarto – alla UE. Diversamente ragionando si decide, col nostro attivo contributo, di ballare irresponsabilmente sull’orlo di un vulcano atomico, circostanza che rende questa guerra e i suoi possibili esiti imparagonabili ad ogni altra.
La risposta dei sostenitori dell’invio delle armi . Secondo questa tesi abbiamo il dovere, morale oltre che politico, di aiutare in ogni modo l’Ucraina a difendersi dall’aggressione russa e perciò a resistere il più a lungo possibile sanzionando in tutte le maniere l’invasione di Putin . Col corollario sempre più esplicito che questa sarebbe una guerra per la democrazia e la liberta nostra e degli ucraini contro il dispotismo e l’autocrazia di Putin e quindi un azione del bene contro un impero del male . Chi non la vede in questo modo, si conclude, è complice involontario o meno di Putin.
Entrambe le risposte non dicono, pur da fronti e con motivazioni opposte, che l’Europa nata a Ventotene (e mai divenuta un soggetto politico unitario) sta forse – come soggetto politico unitario – definitivamente collassando con questa guerra : nella quale siamo in ogni caso comparse e poco utili mosche cocchiere di Stati uniti e Gran Bretagna. Mancando noi di compiere l’unica scelta responsabile e degna di un destino comune europeo: assumere come UE il ruolo di soggetto politico autorevole costruttore di una pacificazione del continente mediando, al tavolo di negoziati effettivi tra Ucraina e Russia e chiamando l’Onu , di cui abbiamo accettato la scomparsa da molti anni, a dirigere i negoziati stessi. Questo è quel che ancora oggi chiediamo. E’ andata invece in scena – qui come nei bombardamenti su Belgrado nel 1999 o quelli ancor più criminali in Iraq Libia Siria e Afganistan l’assoluta marginalità, nelle scelte per la sicurezza globale, sia della UE che dell’ONU. Scelte che gli Stati Uniti hanno affidato solo a se stessi al di fuori di ogni legalità internazionale.
Serve questo od il richiamo all’incontestabile e ingiustificabile allargamento ad Est della Nato , a giustificare Putin ?: NO che non serve dato che Putin non ha alcuna valida giustificazione per i crimini che sta commettendo, come non ne avevano i responsabili occidentali delle guerre che ho richiamato. Serve questo ad individuare una almeno delle possibile spiegazioni della piega che hanno preso gli eventi? Si, ragionevolmente a questo serve. Serve a far riflettere anche gli interventisti dell’invio di armi che in questa guerra e in questa non cercata pace la posta in gioco è tale da non rendere possibile il controllo delle conseguenze e che la ricerca di compromesso è perciò la scelta senza valide alternative? Lo speriamo. Il problema più rilevante in assoluto oggi è l’assenza di un soggetto, espressione non di un singolo Stato ma del multilateralismo, che dovrebbe mediare diplomaticamente ed indicare con chiarezza al mondo quali siano nel merito i termini possibili di una trattativa accettata da entrambe le parti. Invece nell’attuale scenario non esistendo alcun soggetto di questa natura la guerra senza scadenza, ovvero la guerra in cui qualcuno vince e qualcuno perde non si sa quando ed a quale presso sia di vite che di conseguenze per il resto del mondo, diventa l’opzione unica e obbligata.
Lo statuto morale nostro e della Russia in relazione alle invasioni, al rispetto dei diritti umani e alla non ingerenza nella sovranità degli stati dopo la caduta del muro di Berlino : non c’è bisogno di spendere molte parole per ricordare che anche noi non siamo innocenti e che abbiamo l’enorme responsabilità di aver permesso o contribuito negli ultimi 20 anni , di nuovo come comparse marginali, all’assassinio di milioni di persone, per lo più civili e bambini, uccise dalle guerre umanitarie e della insostenibile teoria della difesa preventiva. Forse quel che vale per gli ucraini non vale per gli iraqeni, gli afgani, i libici ( e gli africani che a migliaia lasciamo annegare in mare o torturare da chi opera col nostro denaro), i serbi, i curdi e l’infinita serie di popoli che hanno subito aggressioni e stragi di ogni tipo? Su queste menzogne e ipocrisie e su diseguaglianze intollerabili poggia il nostro ordine liberale e democratico. Infine non possiamo tacere, quando parliamo di oligarchi, che essi esistono ad ogni latitudine del capitalismo e che la loro enorme sottrazione di risorse agli Stati (tanto ad Est all’ombra di Putin come ad Ovest all’ombra dei paradisi fiscali ) causa la fame e la distruzione di ogni dignità per miliardi di persone condannate a morte precoce. Serve questo a giustificare Putin? No non serve. Forse però serve a comprendere in quale mondo viviamo e quali siano anche le nostre responsabilità
2)L’Analisi del contesto e l’individuazione delle cause che hanno condotto all’attuale stato di cose e alla guerra permanente come mezzo di risoluzione dei conflitti . La Nato rappresenta una parte enorme del problema e non della soluzione. Sia Perché non si tratta – come le guerre richiamate hanno dimostrato – di una alleanza difensiva ma di uno strumento al comando unico degli Stati Uniti che decidono a loro arbitrio guerre e punizioni, sia perché è stata ed è utilizzata per impedire la nascita di una Europa con una propria difesa e politica estera comune. Anche per questo l’Europa come soggetto di pace in grado di indicare al mondo una strada alternativa alla guerra permanente e all’arbitrio unilaterale è la vera posta in gioco. Posta che stiamo perdendo.
Infine l’ONU. Il cancro della guerra , anche di questa voluta dalla Russia di Putin, sta nell’averlo reso inutile e marginale. Il 26 giungo 1945 viene firmata la Carta delle nazioni Unite, il 6 agosto il fungo di Hiroshima e poi di Nagasaky danno il via all’era atomica. Nel dicembre 1948 si proclama la Dichiarazione universale dei diritti umani , indicata come regola universale del governo democratico del mondo e dei conflitti tra nazioni su un piano di equità. Regola costretta tuttavia a convivere con l’esistenza di un arma capace di suicidare l’umanità e che con la sua potenza nelle mani di pochi sconfessa sin dall’inizio quella stessa regola. Prima Adorno poi Einstein diranno che da quel momento tutto avrebbe dovuto essere ripensato nelle relazioni tra popoli e stati e che lo Stato moderno non sarebbe più stato in grado di difendere i propri cittadini. Solo denazionalizzando gli eserciti , afferma Einstein, e attribuendo all’ONU un potere legislativo ed esecutivo adeguato ai compiti che deve assolvere , si potrà garantire la pace e tutelare l’umanità intera. Ebbene è ormai ampiamente noto che qualsiasi tentativo di andare in questa direzione verrà boicottato e reso impossibile soprattutto per responsabilità degli Stati Uniti . E si passerà da un mondo bipolare fondato sulla deterrenza ad uno unipolare, dopo Berlino, fondato sul dominio quasi incontrastato degli Stati Uniti di fare e di decidere guerra . I rapporti internazionali su un piano di parità diventeranno irraggiungibili . La guerra di invasione in Ucraina va fermata, va sostenuta e difesa la popolazione, va individuato da UE e Onu una ipotesi di compromesso su cui avviare la pace nei termini sopra ricordati. Poi se saremo capaci, ci sarà il tempo per l’europa di aiutare ancor più la Ucraina e la sua democrazia ad avvicinarsi a noi , di isolare Putin e aiutare la crescita democratica anche in quella società. Senza questo orizzonte né l’Europa né l’Ucraina né la Russia si salveranno dalla guerra permanente che da molti anni avvolge il mondo.
Che tutto questo abbia a che fare anche con le dinamiche del capitalismo contemporaneo è una ovvietà che viene continuamente occultata. Sulla quale sarà necessario approfondire.
Il movimento pacifista che tende ad una soluzione di mediazione e di immediato cessate il fuoco dovrebbe farsi interprete ,a partire da queste coordinate politiche, di una incessante iniziativa verso l’Italia la Unione Europea , i governi dell’Ucraina e della Russia affinchè si accetti di avviare trattative sotto egida ONU. Il CDC , assieme a CGIl , Anpi, Arci e tantissimi altri potrebbe proporre a tutti l’avvio di questo percorso. Diversamente saremo travolti dalla guerra e dalla sua retorica sempre più incontrollabile.
Mauro Sentimenti