Dopo il terremoto di Ischia, siamo sommersi dalla prevedibile ondata di dichiarazioni e commenti. Si discute in particolare se l’abusivismo sia stato un fattore determinante. Il governatore sceriffo De Luca ha parlato di abusi di tipo criminale, e di una emergenza abusivismo da affrontare. I sindaci interessati hanno virtuosamente e vigorosamente protestato.
Tutto secondo copione. Ma non più di qualche settimana fa il consiglio regionale ha approvato una legge (19/2017) diretta a consentire “misure alternative” all’abbattimento degli edifici abusivi. Per essere chiari, è un disco verde permanente all’illegalità, sotto il mantello dell’abusivismo cd di necessità. Quando è “necessario” la legge si può violare, con la benedizione dei poteri pubblici. La legge campana consente ai comuni di acquisire l’immobile abusivo per poi locarlo o venderlo con preferenza per gli occupanti di necessità.
De Luca, padre padrone del consiglio regionale, deve aver dato disco verde a questa legge. È impensabile che sia passata a sua insaputa, e se fosse accaduto dovrebbe dimettersi immediatamente. Ci farebbe quindi piacere qualche segnale di ravvedimento operoso. Per fortuna, il governo ha deciso di impugnarla in Corte costituzionale. E speriamo ora in una consapevole pronuncia del giudice delle leggi.
I dati del problema possiamo riassumerli in tre punti. Il primo. L’abusivismo è una piaga in tutto il paese, e proprio l’inchiesta condotta da questo giornale lo dimostra, ancora una volta. Produce un’edilizia intrinsecamente insicura, e per definizione più esposta. Siamo di fronte a una illegalità di massa. Vicende come quella del sindaco di Licata ne mostrano la capacità criminogena, e la possibilità di punti di contatto con la criminalità organizzata. Il secondo. Il paese è fragile, per il rischio sismico e il dissesto idrogeologico. Non si contano gli studi che danno mappe aggiornate, dicono in dettaglio le possibili conseguenze, indicano gli interventi e le tecniche necessari per ridurre i pericoli a beni e persone. Questo è in specie vero in Campania, dove l’osservazione è puntuale per tutta l’area vesuviana e flegrea. Il terzo. Riparazioni e ripristino sono un costo che cade su tutti i cittadini, anche quelli che non violano la legge, chiamati a pagare per i danni di cui l’abusivismo è quanto meno concausa.
Ora sentiamo che bisogna passare dalle riparazioni alla prevenzione. Giusto. Il ministro Delrio parla di miliardi non spesi. Ma perché non si riesce a contrastare l’abusivismo? Il motivo in realtà è semplice. Quando una illegalità è di massa, diventa un fatto politico. Un abusivismo di massa, come è quello edilizio in Italia, è un abusivismo che vota. È da questo che nasce l’assurda e ipocrita formula dell’abusivismo di necessità. Perché non investire risorse in programmi di edilizia pubblica volti a dare una casa a chi ne ha bisogno, piuttosto che metterle nell’acquisizione di immobili abusivi come fa la legge regionale 19/2017? Non è peregrina l’ipotesi che l’abusivismo di necessità possa fornire un terreno più favorevole al clientelismo, al favore all’amico, al do ut des, al voto di scambio. Il passo dalla illegalità legalizzata alla corruzione piccola e grande può essere breve.
Sostanzialmente dissolti i partiti, nelle istituzioni locali la pressione per costruire un consenso personale è fortissima. È l’unica carta che assicuri un futuro in politica. Questo spiega come un De Luca, aspirante sceriffo del West, non muova un dito contro una macroscopica illegalità come l’abusivismo edilizio. Spiega come i sindaci insorgano – con eccezioni lodevoli come a Licata – con argomenti che alla fine suonano come copertura. E spiega anche perché a Roma non si metta mano davvero a forti strumenti sostitutivi, per superare l’inerzia dei poteri locali. Il punto è che anche i partiti nazionali si sono sostanzialmente dissolti. A Roma dei De Luca possono pensar male, ma ne hanno bisogno per il consenso che raccolgono. E non possono disturbarli troppo.
Così accade di leggere che in Campania decine di migliaia di immobili sono abusivi, e centinaia di demolizioni ormai decise con sentenze definitive non si eseguono. Mentre si discute in Parlamento del ddl Falanga, già approvato in Senato e modificato alla Camera, che sottilmente distingue tra l’abusivismo di necessità e quello di speculazione e prevede una priorità nelle demolizioni, che si vorrebbe escludere per il primo. Beninteso, sempre di illegalità si tratta. Ma questo è un paese in cui il rispetto delle regole è un optional. E il genio italico non finisce di stupire.
Massimo Villone su Repubblica Napoli del 23 agosto 2017