Il doloroso e violento intervento della Polizia per sgomberare l’area di piazza indipendenza dalla presenza di un centinaio di rifugiati che ivi si trovavano accampati dopo essere stati scacciati dall’edificio in via Curtatone occupato da quattro anni, non può essere presentato come un legittimo intervento di ordine pubblico mirato a restaurare la legalità ed il rispetto delle regole. Il vescovo ausiliare di Roma ha precisato quanto sia inadeguato il termine “sgombero” riferito alle persone e alle famiglie: si sgomberano le macerie ed i rifiuti, ma le persone non sono oggetti, non si può fare piazza pulita delle persone. Ugualmente inadeguato è invocare il rispetto della legalità. Nel nostro ordinamento non può esistere legalità al di fuori della Costituzione. L’art. 2 della Costituzione statuisce che la Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo. I diritti da garantire sono soprattutto quelli delle persone più deboli ed indifese, fra i quali rientrano i rifugiati, ai quali le istituzioni devono garantire che siano assicurati i beni fondamentali della vita.
L’intervento volto a sgomberare le piazze, in realtà, più che a ripristinare la legalità è servito a nascondere una situazione di illegalità insostenibile. Disperdendo i rifugiati, si nasconde un buco nero della legalità costituzionale, una situazione intollerabile in cui le istituzioni Repubblicane hanno clamorosamente fallito nel dovere di assicurare ad una comunità indifesa di uomini, donne e bambini la possibilità di avere un’esistenza libera e dignitosa. La legalità si ripristina assicurando il cibo, l’acqua, le cure mediche, l’istruzione ed un tetto sotto cui riposare.