Articolo di Antonio Pileggi pubblicato su Rivoluzione Liberale
Di recente Renzi, in una trasmissione televisiva che è il luogo abituale del suo “fare politica”, ha ricordato di aver giurato sulla Costituzione. Qualcuno, nel sentirlo parlare di tale giuramento, ha voluto fare una battuta a caldo: “Costituzione stai serena!”. La battuta evidentemente evoca la famosa comunicazione fatta da Renzi al Capo del Governo Enrico Letta – Enrico stai sereno – pochi giorni prima di farlo fuori per insediarsi al suo posto.
Battute a parte, Renzi ha agito e sta continuando ad agire in dispregio della raccomandazione di Calamandrei che avvertiva la necessità dell’astensione del Governo in materia di legislazione avente natura costituzionale.
Infatti, nella sua duplice veste di capo del Governo e di Capo del suo partito, Renzi ha dettato al Parlamento il testo di una nuova Costituzione che è stata concepita e realizzata attraverso sostanziali atti di imperio del Potere Esecutivo. Basta ricordare, al riguardo, come abbia rimosso dalla Commissione Affari Costituzionali del Parlamento (organo titolare del Potere Legislativo), chi avesse avuto opinioni diverse dalle sue.
Ha anche dichiarato di voler reclutare, certamente nella veste di capo partito, 10.000 comitati composti da 10 a 50 individui da inviare di casa in casa per propagandare il “sì” alla sua costituzione nel referendum del prossimo ottobre. Non gli basta mobilitare il suo partito, che è l’unico al mondo ad eleggere il proprio capo non dai suoi iscritti, ma da chiunque si rechi nei gazebo organizzati con modalità del tutto auto referenziali. Questa anomalia del suo partito, nota come “primarie all’italiana”, caratterizza la sua “resistibile ascesa” al vertice delle istituzioni governative. Ora Renzi vuole reclutare “militanti e ufficiali di complemento” a supporto delle mille Leopolde già preannunciate nei suoi sconcertanti discorsi urbi et orbi.
Il Capo dell’Esecutivo ha conquistato immensi poteri discrezionali in diversi settori e, tra l’altro, ha scelto e nominato l’amministratore delegato della RAI.
Di fronte ad un siffatto spiegamento di forze risulta faticoso e difficile far prevalere il NO nel referendum costituzionale di ottobre. Ma necessita fermare con un sonoro NO la riforma che, a parere dei più autorevoli costituzionalisti italiani, è preordinata a stravolgere l’ordinamento democratico del nostro Paese. Subito dopo l’ottobre del NO, tutte le forze politiche che considerino la Costituzione un bene comune e non una legge di comodo del Governo di turno, dovrebbero mettere in piedi specifiche iniziative per una possibile revisione costituzionale rispettosa delle pur differenti scuole di pensiero da ricondurre a sintesi con vero spirito costituente. Forse sarebbe necessario, nell’occasione di una seria revisione costituzionale, immaginare una norma che si ispiri all’insegnamento di Calamandrei e che, quindi, impedisca espressamente al Capo dell’Esecutivo e ai suoi ministri di impiegare la loro “forza” e gli apparati di cui dispongono per favorire o imporre modifiche alla Costituzione. Particolari divieti e particolari sanzioni dovrebbero riguardare le influenze e le invadenze nei confronti del Potere Legislativo esercitate dal Potere Esecutivo per ampliare i poteri in favore di esso medesimo Potere Esecutivo. Al riguardo, non è fuori luogo sottolineare che Luigi Ferrajoli, in un suo recente intervento, ha precisato che “se c’è una questione che non ha niente a che fare con le funzioni di governo è precisamente la Costituzione”.
In proposito bisogna ricordare che le Costituzioni moderne, dalla Costituzione americana in poi, sono nate per “contenere” e limitare il potere dei Governi attraverso il bilanciamento e la divisione dei poteri.
Consentire al Potere Esecutivo di modificare la Costituzione sotto sua dettatura, con sostanziali atti di imperio e con una invasiva propaganda governativa, è qualcosa che desta preoccupazione e sconcerto.
Non ci resta, fino ad ottobre, che l’impegno ad avvicinare i cittadini e dare le risposte del caso, se non a tutte, ad alcune fra le importanti domande sul perché Renzi abbia proceduto a farsi una costituzione di comodo; sul perché abbia trasformato il referendum di ottobre in un plebiscito incentrato sulla sua persona; sul perché stia attaccando i sostenitori del NO che vengono definiti “professoroni”, “archeologi”, “gufi”, etc; sul perché le sue riforme siano rivolte a complicare, non a semplificare la produzione legislativa, com’è il caso dell’art. 70 della sua costituzione; sul perché stia facendo propaganda ingannevole nel definire le sue riforme come espressione di modernità nel mentre è ben consapevole che vuole il ritorno all’antichità, all’epoca del principato e dell’uomo solo al comando; sul perché abbia mescolato qualche riforma, sulla quale in molti potremmo essere d’accordo, con altre riforme strutturali e funzionali che azzerano i principi e i valori della divisione dei poteri; sul perché abbia la voglia di regalare l’immunità e la nomina di rango senatoriale ai consiglieri regionali e ai sindaci; sul perché abbia voluto la legge elettorale, denominata italicum, simile alla legge Acerbo di epoca fascista e simile alla legge porcellum dichiarata incostituzionale; sul perché abbia messo in piedi un lungo processo riformatore di natura costituzionale senza la legittimazione di uno specifico mandato degli elettori e tenendo in vita, nel contempo, un Parlamento che ha stabilito il record dei voltagabbana e che è stato eletto con una legge dichiarata incostituzionale.