Il Coordinamento per la Democrazia Costituzionale ritiene strumentali, infondate e da respingere le affermazioni che puntano ad impedire l’effettuazione del referendum interamente abrogativo sull’autonomia regionale differenziata. Il referendum si deve fare.

Il CDC ha sollecitato i ricorsi delle regioni e ritiene di assoluta rilevanza la pronuncia della Corte costituzionale, che ha dichiarato costituzionalmente illegittimi 7 punti rilevanti della legge 86/24 (Calderoli) e ha indicato per altri aspetti una interpretazione costituzionalmente conforme. La Corte, peraltro, non ha esteso la dichiarazione di incostituzionalità all’intera legge. Il colpo alla legge e alla boria del governo è forte ma il referendum abrogativo totale non perde il suo oggetto perché chiede che la legge sia cancellata in quanto ritenuta inaccettabile sul piano politico e sociale.

Infatti la legge Calderoli mette in discussione l’unità nazionale, la certezza di diritti fondamentali per tutti i cittadini, apre a una concorrenza tra regioni, territori, imprese, persone mentre la nostra Costituzione prevede un regionalismo solidale e cooperativo, principio che la legge 86/24 ha ignorato.

Governo e maggioranza affermano che la legge avrebbe superato il vaglio della Corte, che al contrario ha voluto ricordare che spetterà alla stessa Corte il controllo di legittimità costituzionale sulle correzioni e su tutti gli atti approvati dal parlamento. Il quesito referendario abrogativo (forte di 1.291.000 firme) pone alle elettrici e agli elettori una semplice domanda: volete voi abrogare questa legge? Ciascuno potrà rispondere Si – come noi auspichiamo – per cancellare la legge, oppure votare No. Il referendum è uno strumento di democrazia diretta che la Costituzione affida ad elettrici ed elettori. Noi chiediamo che i cittadini italiani possano esprimersi, mentre governo e maggioranza stanno brigando per impedirlo, perché hanno paura del referendum e della partecipazione democratica che in esso si realizza, qualunque ne sia l’esito.

Governo e maggioranza più insistono ad affermare che la legge 86/24 continua a vivere e sottovalutano le censure della Corte, più confermano che la sentenza della Corte non cancella l’oggetto del referendum abrogativo. Solo se il parlamento cancellasse la legge 86/24 il referendum abrogativo verrebbe meno, ma governo e maggioranza insistono e a questo punto il referendum è l’unico strumento che può cancellare la legge Calderoli.

Occorre preparare la campagna elettorale senza attendere ulteriormente. Il CDC propone alla via Maestra, alle altre organizzazioni, a partire dalla Uil, al comitato promotore del referendum di avviare subito la costituzione dei comitati referendari e di avviare la presentazione nei territori delle ragioni di fondo della campagna elettorale referendaria, con l’obiettivo di ottenere la indispensabile maggioranza dei votanti – impresa impegnativa – e dei Sì all’abrogazione.

La dichiarazione di incostituzionalità tocca per molteplici versi i Livelli essenziali di prestazione, e se ne valuterà la precisa portata con il deposito della sentenza. Ma già dal comunicato si trae la necessità che il ministro Calderoli non tenti di creare fatti compiuti e blocchi immediatamente la trattativa avviata con alcune regioni in vista di intese. Va inoltre sciolta la commissione istruttoria (CLEP), la cui presidenza il Prof. Cassese dovrebbe lasciare. È infatti fin d’ora chiaro che il CLEP e il suo operato sono incompatibili con il regionalismo solidale e cooperativo e con l’incisivo ruolo del Parlamento che la pronuncia della Corte costituzionale prefigura per il futuro.

Roma, 18 novembre 2024