La Rete delle Città in Comune per il No al taglio dei Parlamentari.
Perché non abolire direttamente il Parlamento? Se ne gioverebbe la velocità nelle decisioni e si risparmierebbero un po’ di soldi pubblici. La nostra vuole essere certo una provocazione, ma se le motivazioni di coloro che hanno promosso e – per ora – portato a compimento l’iter del taglio del numero dei parlamentari fossero queste, allora il conseguente obbiettivo di fondo non potrebbe che essere quello dell’abolizione del Parlamento. Una visione che ritiene insomma superata non solo la democrazia parlamentare, ma la necessità di una rappresentanza parlamentare capace di discutere e decidere fra scelte diverse, visioni politiche differenti, specchio di una società plurale che esprime nel Parlamento la propria “fotografia”, politica, sociale e territoriale. Con, come prima “vittima”, il dissenso sociale, espulso di fatto da una possibile rappresentanza parlamentare. Una visione, questa, che abbiamo già sperimentato per quanto riguarda i consigli comunali, dove il trasferimento di tutto il potere effettivo alle giunte e ai sindaci, e la riduzione del numero dei consiglieri, aveva ed ha gli stessi obbiettivi. E i cui effetti vediamo tutti i giorni, con comunità locali che hanno sempre meno rappresentanza nei consigli e sempre meno fiducia nelle istituzioni democratiche. Per questo è necessario il prossimo 29 marzo votare NO al referendum confermativo sul taglio dei parlamentari, per questo come Rete delle Città in Comune abbiamo deciso di aderire al comitato nazionale per il NO, per questo daremo un contributo in tutti i territori perché si sviluppino comitati locali ed iniziative. Una battaglia certamente difficile, con parlamentari che spesso hanno dato non eccelsa prova di sé, con una classe politica dirigente sempre più squalificata e dequalificata, ma che è tale anche – riteniamo – per un disegno preciso che ormai da anni pare essere in atto: nell’unico mondo possibile bene che le Costituzioni e le forme democratiche post seconda guerra mondiale vengano sostituite (di fatto o di diritto) da direttori ristretti, o “uomini forti” – leggi il “presidenzialismo” non a caso rilanciato da alcuni esponenti politici proprio in questi giorni – capaci far passare quello che serve a classi dominanti transnazionali, e che a loro volta possano essere controllati più facilmente rispetto a assemblee larghe che rispondano al popolo e non ad essi. Insomma questo iato fra democrazia formale e sostanziale deve essere colmato. Il tentativo in Italia ci fu, più complessivamente, con la deforma Renzi del 2016, adesso un pezzo importante è riproposto con il taglio dei parlamentari. Per questo non ci si può fermare al punto, ma bisogna rilanciare affinché si abbia una legge elettorale effettivamente proporzionale e si mandi al macero la cosiddetta autonomia differenziata, punti che il neo comitato del NO ha già fatto suoi e rilanciato.
24 Febbraio
Rete delle Città in Comune