Un Parlamento libero
“Figlio mio, non hai idea di quanto sia brutta la guerra … ma cosa abbiamo fatto noi di male per aver dovuto fare la guerra? Però, almeno, adesso abbiamo una Costituzione e un Parlamento libero”. Sono le parole di un padre arrestato dalle S.S. durante l’ultimo conflitto bellico mondiale, deportato in Germania, fuggito sotto i bombardamenti degli Alleati e fortunosamente tornato a casa incolume, al contrario di tanti altri italiani che ritornarono feriti o non tornarono più.
Cosa vuol dire un Parlamento libero? Soprattutto, che attinenza ha la libertà con il numero dei seggi in cui siedono i nostri Rappresentanti?
Tutte le assemblee in cui si approvano le leggi, sono soggette a pressioni di vario genere, specie da parte di gruppi d’interesse organizzati, capaci di accreditarsi presso i Governi con azioni di tipo lobbistico volte a ottenere provvedimenti a loro vantaggio. La possibilità che un Parlamento si sottragga a tali condizionamenti e legiferi avendo come obiettivo il “bene comune” sta nella sua capacità di rilevare e denunciare tali sollecitazioni, in Aula e davanti ai cittadini. Questo ruolo di controllo in democrazia è affidato alle forze di opposizione, tipicamente minoritarie, che sposano la causa e si mettono di traverso, riuscendo a bloccare gli ingranaggi delle macchinazioni lobbistiche.
Sono però le forze politiche a compiere il condizionamento più pervasivo e vincolante per le Camere: quando il voto dei Parlamentari non deriva dai principi del partito in cui essi militano, non dalle linee sue politiche, non dal confronto democratico aperto agli stessi parlamentari, ma solamente dai diktat del segretario, che tutti devono rispettare pena, se non l’espulsione dal partito, almeno l’esclusione dalle liste alle successive elezioni. Di fronte a queste pressioni è la Costituzione a correre in aiuto dei nostri Rappresentanti, sottraendoli da ogni vincolo di mandato, un grado di libertà riconosciuto perché Rappresentanti dei cittadini, scelti da questi con voto personale e diretto. I Parlamentari sono soggetti liberi che portano nelle Aule la voce dei cittadini, facoltà che precede anche la funzione politica assunta dai partiti.
Più volte in 70 anni di Repubblica i dissidenti interni alla maggioranza si sono opposti in Parlamento al dirigismo dei segretari e li hanno costretti a concedere una maggiore dialettica sia nei Gruppi parlamentari sia nei direttivi politici. Così la libertà del Parlamento si è propagata all’interno dei partiti e li ha resi strumenti più idonei a svolgere la funzione politica secondo quel metodo democratico prescritto dalla Costituzione. Si capisce allora che libertà e rappresentatività sono i fattori che consentono al Parlamento di decidere in maniera più rispondente alla volontà popolare.
Un numero di Parlamentari insufficiente rende troppo flebile la voce dell’opposizione nella sua funzione di controllo del Governo e troppo serrato il rapporto tra partito e Parlamentari, facendo di questi dei pretoriani agli ordini del segretario, disposti a tutto pur raggranellare incarichi e candidature.
Meno seggi significa meno partiti e minore possibilità di dissidenza, cioè meno democrazia nei partiti. Non possiamo accettarlo: troppo questa libertà c’è costata.
Se non vogliamo un Parlamento nelle mani di lobbisti e segretari dirigisti, eventualità oggi alquanto evidente, occorre cancellare il taglio dei Parlamentari.
Parliamo ai Parlamentari e convinciamoli a firmare per il referendum.
Saverio Paolicelli