La destra è in difficoltà, a partire da Salvini che ora ammette di avere fatto errori e sottovalutato le conseguenze della crisi di governo. La tenuta dell’alleanza di centrodestra è precaria e l’estremismo di Salvini, che arriva ad aprire le porte della manifestazione del 19 a CasaPound, ha suscitato reazioni che confermano che la svolta verso una destra estremista egemonizzata dalla Lega non è apprezzata da una parte dello schieramento. Anche i toni iperpropagandistici e approssimativi sono indice di una difficoltà politica e anziché rassicurare generano ansia che si aggiunge a quella che già esiste nel paese, ed è tanta. Tuttavia se Atene piange Sparta non ride. La nuova alleanza M5Stelle, Pd, Leu fatica a trovare un orientamento convincente o almeno comprensibile. E’ evidente la prevalenza del punto di vista dei suoi componenti su quella di coalizione.
La maggioranza che ha fatto tirare un sospiro di sollievo per avere impedito a Salvini di ottenere le elezioni anticipate ora è in difficoltà e per ora non trova il passo giusto per motivare la sua permanenza al governo. Ne sono la prova i ripetuti richiami, provenienti dall’interno della stessa coalizione, a non insistere su comportamenti più preoccupati di segnalare la propria posizione che di offrire la prova che la maggioranza e il governo hanno un futuro. Anche le rassicurazioni di Conte lasciano il tempo che trovano. Questo avviene perché il governo non ha ancora acquisito risultati in grado di rendere più conveniente spendere i dividendi dell’azione di governo che segnalare la propria posizione a dispetto della coalizione. Appesantisce la situazione la formazione della nuova creatura di Renzi che è ricordato per il suo “stai sereno” a Letta poco prima di provocare la crisi del suo governo. Come può infondere fiducia un personaggio che pur di farsi pubblicità non trova di meglio che contribuire all’esaltazione del suo nemico (si fa per dire) Salvini? L’ha già fatto in passato e non gli è andata bene, basta guardare alle percentuali di voti ottenuti. Il favore fatto a Salvini è stato enorme, ieri ed oggi. Del resto Renzi l’aveva fatto anche con Berlusconi con il patto del Nazareno. Perseverare è diabolico. Appesantisce la situazione la pretesa di Di Maio di dimostrare la continuità tra l’esecutivo precedente e quello attuale, quando lui stesso avrebbe interesse a sottolineare le diversità, invece sembra volersi tenere aperta una via alternativa. Comunque è un fatto che marca la diversità ogni volta che gli è possibile, in concorrenza aperta anche con Conte, della serie il vero capo sono io.
Giochetti pericolosi che potrebbero sfuggire di mano e che il Pd e Leu finora non riescono a contenere in un quadro riconoscibile. La legge di bilancio era ed è la prova principale di questa fase, tanto temuta quanto mal preparata e le responsabilità non sono solo di chi strappa ma anche di chi conduce il gioco e si fa strattonare. La scelta di bloccare l’aumento dell’Iva c’è come promesso e non è cosa da poco, come è importante avere ottenuto una flessibilità significativa dall’Europa. Tuttavia avere offerto l’occasione per dimostrare incertezze sulla coerenza di queste scelte lasciandola esposta agli attacchi di chi ha detto, nella maggioranza, che non doveva aumentare l’Iva, dando l’impressione inevitabile che altri volessero aumentarla, ha reso meno comprensibile la scelta di bloccarne l’aumento ed è iniziato il gioco stantio della rivendicazione dei meriti. Un errore evidente.
La manovra economica ha limiti evidenti di spazio. Trovare nuove risorse non è facile e se il governo si autopreclude misure a carico dei più abbienti come la patrimoniale per il veto di una parte della maggioranza, quando è chiaro che queste risorse potrebbero essere dedicate a sviluppo e occupazione, gli spazi di manovra si riducono ancora di più. La destra attacca l’aumento delle tasse. Avere disperso alcuni aumenti limitati qua e là non aiuta a motivare il risultato perché non offre una linea chiara di intervento, si potrebbe dire di attacco. Ad esempio la tassazione del gasolio ha inevitabili effetti sul trasporto delle merci e su altre attività, sono stati valutati con attenzione i pro e i contro? Certo tante scelte si possono comprendere, anche i tentativi di mettere soldi su capitoli socialmente importanti non guasta, ma sono risorse scarse, uno sforzo per fare poche scelte, concentrando gli interventi, sarebbe stato importante, ma purtroppo non è così. Andrebbe sempre usato un linguaggio di verità, evitando inutili enfasi. Questo si può fare, questo no e lo faremo l’anno prossimo o quello dopo, in una logica poliennale. Dove prendere le risorse e dove metterle è la vera prova per il governo e per la maggioranza, non avere aumentato l’Iva come conseguenza delle clausole di salvaguardia è solo la precondizione di un progetto.
Manca in realtà il respiro politico.Le buone maniere prevalgono dopo il periodo dominato dall’arroganza salviniana e si vede dal fatto che le navi che portano i migranti salvati, senza tanto clamore, possono attraccare. Il passo avanti c’è. Come sono stati incontrati i sindacati, troppo a lungo ignorati per un’assurda scelta di disintermediazione che però non è iniziata con il precedente governo, che in realtà ha proseguito la linea del governo Renzi. L’attacco al ruolo dei sindacati è funzionale alla logica di scaricare sul lavoro il prezzo della crisi e della scarsa competitività, le conseguenze sono in ogni campo: dai salari ai diritti, agli infortuni, su cui si accendono periodicamente riflettori senza modificare la situazione reale.
Tuttavia incontrare non è ancora una diversa politica. Certo, spinti anche dalla necessità, si intravvedono novità nella lotta all’evasione fiscale, anche se non è sempre facile capire cosa resterà effettivamente in campo di fronte a improvvisazioni e ripensamenti. Se i soldi sono pochi ci sono anche altre scelte da compiere come i diritti di chi lavora da ripristinare e da allargare, provvedimenti che non hanno costi ma rappresentano una scelta politica, un biglietto da visita importante. Anche un poco di risorse sono disponibili ma il governo ha deciso le scelte in modo autoreferenziale, poteva farsi aiutare da una trattativa con i sindacati sulle scelte da compiere. Non è stato fatto ed è un errore. Per di più con una seria trattativa con le parti sociali si potevano ridurre le distinzioni nel governo. Ora c’è il percorso parlamentare, forse qualcosa si può correggere ma occorre coraggio e chiarezza nel fare scelte, altrimenti il percorso di approvazione sarà un tormento.
In questa fase difficile della vita del nostro paese occorre fare delle scelte nette e la prima è stabilire se il rapporto con le parti sociali è strategico oppure no. Ovviamente dovrebbe esserlo. L’Italia ha certo bisogno di risorse ma anzitutto deve offrire un quadro chiaro e netto di scelte, di innovazione, di futuro, altrimenti la maggioranza si chiuderà in una pretesa di autosufficienza e così rischierebbe seriamente di fare come un aereo che finisce in stallo, di precipitare. La prudenza in sé non è un difetto, basta che non sia l’unica qualità in campo, tanto più che in questa fase occorre scegliere. E’ importantissimo entrare in sintonia con nuove generazioni che hanno bisogno di riferimenti e di sogni di futuro, di un’economia compatibile con salute ed ambiente. Non basta usare “green” per ottenere una politica ambientale ma occorrono scelte da discutere e concordare anzitutto con i giovani, comprendendo le loro ansie legittime e sacrosante sul futuro.