Il Coordinamento per la Difesa della Democrazia Costituzionale chiede l’abolizione delle attuali forme di arbitrato da tutti i trattati commerciali internazionali e chiede al Parlamento italiano di bocciare il CETA.
E’ imminente l’esame da parte del nostro Parlamento del trattato CETA, che dovrebbe regolamentare i rapporti commerciali dei Paesi UE col CANADA (già provvisoriamente in vigore), e che il CDC chiede NON VENGA APPROVATO perché prevede il diritto di imprese che si ritengano danneggiate da normative nazionali di ricorrere ad arbitrati per ottenerne l’abrogazione o compensazioni finanziarie.
Senza entrare nel merito degli effetti sul piano economico del trattato, il CDC ribadisce che la pur legittima ricerca del profitto da parte di imprese private non può prevalere o condizionare la sovranità del popolo, che si esprime attraverso il potere legislativo del Parlamento, democraticamente eletto. In particolare non può essere condizionata dal rischio di penalizzazioni economiche l’approvazione di normative intese a salvaguardare il diritto di tutti alla salute.
La modifica proposta dalla Commissione europea nel corso delle trattative e inserita nel CETA, ovvero l’Investment Court System (ICS), viene presentata come un miglioramento rispetto ai precedenti arbitrati (ISDS) perché prevede un sistema di appello. In realtà gli elementi negativi di questo tipo di arbitrato non sono stati superati. I motivi possono essere brevemente riassunti nei punti seguenti:
1) Non è previsto l’obbligo di un passaggio precedente nelle corti giuridiche convenzionali come ad esempio avviene per le questioni afferenti alla Corte di Giustizia Europea. Le imprese possono direttamente rivolgersi al Comitato misto CETA per la costituzione del tribunale ICS.
2) I riferimenti internazionali rimangono ICSID eUNCITRAL,che intervengono sulla tutela degli investimenti mettendo in secondo piano la protezione ambientale e dei diritti umani, come si è verificato in più di una occasione.
3) Permane il rischio (chilling effect) che certe normative vengano preventivamente indebolite per evitare di essere portati in causa davanti all’ICS; in questo caso sebbene venga mantenuto il diritto di regolamentazione dei Paesi (Right to Regulate), ne viene ridimensionata l’abilità di regolamentazione (Ability to Regulate) e quindi la libertà legislativa.
4)Non è vietato l’ingresso nel panel dei giudici dell’ICS ad avvocati commerciali che hanno svolto il ruolo di arbitri in collegi tradizionali legati a meccanismi ISDS di altri accordi sugli investimenti.
5) Non è vera l’affermazione secondo cui la maggior parte dei ricorsi si sia risolta in favore degli Stati: secondo l’ultimo World Investment Report dell’Unctadil 60% dei casi finora decisi nel merito a livello mondiale ha visto trionfare l’investitore. Nel 2016, 20 casi sono arrivati a decisioni di merito con 14 vittorie dei privati e 6 degli Stati. Con 44 casi (4 solo nel 2016), il Canada è il quinto stato dal quale gli investitori intentano cause a Paesi con cui Ottawa ha stipulato accordi sugli investimenti. Ad utilizzare più di frequente l’ICDS sono investitori con base negli Stati Uniti, che hanno intentato in tutto 148 casi (10 solo nel 2016). Le richieste di danni durante l’anno passato vanno da un minimo di 10 milioni di dollari a 16,5 miliardi.
In sostanza siamo sempre di fronte ad un sistema inaccettabile che consente alle multinazionali di fare causa agli Stati per porre ostacoli all’approvazione di leggi che pur essendo in difesa della salute e dell’ambiente, quindi degli interessi primari di cittadini, vengono considerate una minaccia per i profitti aziendali. In questo modo qualunque norma può essere impugnata in tribunali inficiati da gravi conflitti di interesse.
Quindi è più valida che mai la petizione, su cui si sono espressi i cittadini con oltre mezzo milione di firme, per abolire tali forme di arbitrato da tutti i trattati commerciali, in vigore e in fase negoziale. Una ragione in più per chiedere che Governo e Parlamento boccino il Ceta, impedendo così alle imprese di scavalcare leggi e normative di tutela dei cittadini.