Dichiarazione di Alfiero Grandi, vicepresidente nazionale Cdc
Le firme per chiedere il referendum sull’autonomia regionale differenziata arrivano in numero sbalorditivo, oltre ogni previsione.
Sapevamo che sull’autonomia regionale differenziata erano cresciute l’informazione, la consapevolezza e la convinzione che questa legge, voluta da Calderoli e dalla Lega, è sbagliata, pericolosa e va cancellata. Non sapevamo che la consapevolezza su questa battaglia decisiva per il futuro dell’Italia avesse raggiunto l’ampiezza e la determinazione dimostrate dalla velocità con cui arrivano le firme on line.
La raccolta delle firme è iniziata da 10 giorni, ma quella on line solo il 26 luglio e sono ormai a 273.789, e ne continuano ad arrivare. Di questo passo le 500.000 firme necessarie per chiedere il referendum abrogativo, entro il 30 settembre, saranno raggiunte con anticipo.
E’ la conferma che una parte importante dell’Italia non vuole questa legge che nega ai cittadini di godere degli stessi diritti fondamentali in qualunque parte del paese vivano e rischia di rompere l’unità nazionale. Questo pensano milioni di cittadini con buona pace di Zaia, che dovrà farsene una ragione. Questa legge va cancellata.
Il parlamento non è riuscito ad impedire l’approvazione di questa legge perché le destre l’hanno imposta con la forza dei numeri. Il referendum abrogativo è la possibilità offerta dalla nostra Costituzione per cancellarla.
E’ importante che le firme a sostegno del referendum abrogativo siano il maggior numero possibile, più delle 500.000 necessarie per chiederlo. Più firme ci saranno, più forte sarà la richiesta, più chiaro che il referendum abrogativo può vincere.
Alcuni commentatori avevano messo in dubbio la possibilità di arrivare al quorum della metà degli elettori più uno per ottenere la validità del referendum abrogativo, ora dovrebbero ricredersi. Convincere a votare per il referendum è un contributo a far vivere la democrazia nel nostro paese, è un percorso di partecipazione dei cittadini contro l’astensionismo. Possiamo farcela, come nel 2011.
30 luglio 2024