Esattamente un mese fa si teneva a Verona l’edizione 2024 dell’Arena di Pace, giornata conclusiva di un percorso durato oltre nove mesi.

Questo è il breve resoconto della straordinaria esperienza vissuta collaborando al percorso Arena di Pace 2024.

A settembre 2023 la presidenza del Coordinamento per la Democrazia Costituzionale (CDC) ricevette l’invito a partecipare al percorso Arena di Pace 2024.

Si legge nella lettera d’invito:

vorremmo costruire un’iniziativa in cui possano riconoscersi e aderire realtà piccole e grandi che stanno lavorando con costanza e competenza su aspetti che, connessi insieme, costituiscono il mondo sofferente e complesso nel quale viviamo, secondo quella visione della realtà ben descritta dalle encicliche di papa Francesco, “Laudato sii” e “Fratelli tutti”.

Intendiamo quindi avviare un percorso di partecipazione di associazioni, gruppi, personalità competenti sui diversi temi, in preparazione all’appuntamento del 18 maggio prossimo, anche con l’obiettivo di redigere un Appello, non nostro, ma espressione delle varie competenze e dell’impegno di realtà attive e qualificate, contenente proposte concrete di radicale cambiamento rivolte, oltreché a singoli e comunità, anche alla politica, potendo contare sulla forza di una pluralità di soggetti – cattolici e laici – delle diverse generazioni, con attenzione particolare al mondo giovanile”.

L’invito fu accolto, la Presidenza mi incaricò di rappresentare il CDC, vivendo a Brescia, mi è facile raggiungere Verona.

Le numerose realtà associative laiche e religiose richiamate a Verona avrebbero lavorato, secondo le proprie specifiche competenze, su cinque ambiti: migrazioni; ecologia integrale e stili di vita; lavoro, economia e finanza; diritti e democrazia; disarmo.

I primi incontri vennero fissati tra fine settembre e inizio ottobre presso il convento dei Padri Comboniani. Molti di noi provenivano da regioni e città del nord Italia.

Una cosa mi fu subito chiara: gli organizzatori avevano riunito associazioni, movimenti e organizzazioni di attivisti e attiviste che operano tra la gente, ne conoscono le fragilità, ne interpretano i bisogni, ne rappresentano le istanze; ciò al fine di definire un quadro d’insieme e redigere l’appello programmatico finale.

Le prime riunioni furono utili per conoscerci e avviare il percorso, avremmo lavorato insieme per nove mesi. La coordinatrice del tavolo Diritti e Democrazia, Patrizia Farronato, dimostrò subito le sue straordinarie capacità organizzative e la cura nel tenere insieme e far lavorare in gruppo persone provenienti da realtà diverse.

Quale contributo potevo, potevamo offrire al tavolo Diritti e Democrazia? Decidemmo di condividere le ultime e più significative esperienze vissute nelle nostre associazioni di appartenenza.

Il CDC aveva da poco concluso la campagna di raccolta firme a sostegno della legge costituzionale di iniziativa popolare, fortemente voluta dal Presidente Villone, per correggere gli aspetti più nefasti dell’autonomia differenziata. Al Senato erano state consegnate 105.937 firme: per la prima volta, e grazie alla proposta popolare, l’aula avrebbe dovuto esprimersi nel merito di una riforma che fino ad allora era stata discussa fuori dal Parlamento.

Nei territori d’Italia la raccolta delle firme era stata disomogenea, al Nord in media aveva firmato una persona su dieci invitate a farlo; a Brescia e provincia avevamo raccolto circa mille firme, dunque eravamo entrati in contatto con almeno 10.000 cittadini e cittadine, senza contare il pubblico presente alle numerose iniziative organizzate. Con un campione numericamente così importante è legittimo fare delle considerazioni, una su tutte: la disinformazione sull’autonomia differenziata era impressionante! Oggi se ne parla molto di più, ieri il disegno di legge Calderoli e stato approvato anche alla Camera, si attendono gli sviluppi successivi che, purtroppo, non tarderanno.

Nonostante al tavolo Diritti e Democrazia partecipassero molti delegati provenienti dalle due regioni, Lombardia e Veneto, che dal processo di regionalizzazione potrebbero trarre vantaggi, emerse subito e chiaramente la netta opposizione all’autonomia differenziata, e non poteva che essere così. La differenziazione dei diritti in base a censo e residenza, l’accentuarsi delle diseguaglianze tra territori, l’ingiustizia di fondo che accompagna il processo di regionalizzazione è inaccettabile, ancor di più per chi, su Diritti e Democrazia, è chiamato ad esprimersi nel rispetto della Costituzione e dei diritti umani fondamentali.

A titolo personale ho voluto condividere col gruppo l’esperienza che deriva dal mio lavoro. Insegno in un CPIA (Centro Provinciale Istruzione Adulti) frequentato soprattutto da migranti che provengono da tutto il mondo. Nei corsi che ho seguito quest’anno erano rappresentate cinquantadue nazioni. Parlare di diritti e democrazia dopo aver ascoltato i racconti di allieve e allievi giovani migranti, non solo è difficilissimo, ma è soprattutto angosciante. Molti di loro hanno lasciato i Paesi d’origine per le guerre e guerriglie che lì si combattono, sono scappati da situazioni di miseria, sfruttamento, sopraffazione, persecuzione: è sconcertante constatare quante e quali siano le violazioni di diritti fondamentali.

Al mio contributo alla discussione si sono aggiunti quelli di tutte le altre associazioni, organizzazioni e movimenti che si battono per la salvaguardia dei diritti umani nel mondo. Ho imparato moltissimo, è stata un’opportunità straordinaria per conoscere realtà e dinamiche che ignoravo, un arricchimento immenso.

La questione del deficit democratico si è imposta in tutta la sua drammaticità, ci ha indotto a fare considerazioni ampie sulle cause e sugli effetti che affliggono il nostro tempo e l’umanità.

Dopo l’analisi, durata mesi, il Tavolo si è dato il compito di stendere un documento descrittivo dal quale far emergere lo stato della democrazia, la garanzia o meno dei diritti e l’incidenza delle riforme costituzionali proposte in Italia. È stato il lavoro più complesso, il confronto è stato serrato, le distanze su alcuni aspetti sembravano incolmabili, ma, come doveva essere in un tavolo intestato alla democrazia, si è arrivati a un documento conclusivo, modificato fino all’ultimo e anche oltre (allegato in versione riveduta).

Dopo le vacanze pasquali sono iniziate le conferenze di presentazione dei tavoli, insieme a tutta una serie di iniziative correlate; sono stati scelti gli ospiti internazionali rappresentativi per ciascun tavolo; il sito Arena di pace 2024 dà ampia testimonianza delle attività svolte.

Si è arrivati alla fase conclusiva: il 17 maggio in Fiera di Verona ci sarebbe stata una giornata di confronto e discussione tra tutte le associazioni, le organizzazioni e i movimenti partecipanti finalizzata alla redazione dell’appello da presentare il giorno seguente all’Arena alla presenza del Pontefice; il 18 maggio la giornata conclusiva del percorso Arena di Pace 2024, qui la registrazione integrale.

Una descrizione molto più ampia è contenuta nel numero della rivista Nigrizia interamente dedicato all’Arena 2024 (allegato).

Qualche considerazione.

Dal breve report sembra che sia stato tutto facile, ma facile non è stato affatto. L’organizzazione si è rivelata imponente, e, pur essendoci occupati – noi dei tavoli -molto più dei contenuti che degli aspetti tecnici, il peso complessivo lo abbiamo avvertito, eccome!

La diretta su RAI UNO ha comportato l’accettazione di un palinsesto non del tutto condiviso.

I tempi concessi alle relazioni dei referenti dei tavoli e degli ospiti internazionali è stato ridotto a pochi minuti quando invece avrebbe dovuto rappresentare l’ossatura del progetto Arena ‘24.

Ogni divisione o dissonanza è stata messa in secondo piano rispetto al messaggio di Pace che dall’arena è uscito forte e chiaro, un messaggio rivolto al mondo intero, come solo il Pontefice può permettersi di fare.

Ho avuto l’onore di rappresentare il tavolo dei Diritti. La guerra è la negazione di ogni diritto, a partire dal diritto di vivere. Ma non è solo la guerra a uccidere, uccide la fame, uccide l’indifferenza, uccide l’abbandono, uccide lo sfruttamento, uccide il profitto e a morire sono uomini, donne, bambini, esseri viventi. Muore la Terra sotto i nostri occhi. È per questo che, nei pochissimi minuti concessi al tema dei diritti, lo sguardo doveva essere ampio per abbracciare tutte, tutti e tutto.

Il tavolo Diritti e Democrazia presentava come ospite internazionale Mahbouba Seraj, una donna che ammiro ancor di più dopo averla incontrata, di una profondità umana rara, candidata al Nobel per l’attivismo in difesa dei diritti del popolo afghano e delle donne. Non potevamo tacere, noi donne del tavolo dei Diritti, e non opporre alla Chiesa la discriminazione che opera verso le donne, e non solo. Quindi ci siamo riunite, esponenti di associazioni laiche e cattoliche, per denunciare quello che il documento allegato espone. Abbiamo preteso con determinazione che questo appello fosse inserito tra gli atti ufficiali dell’Arena di Pace 2024, l’abbiamo ottenuto, ostinatamente e nonostante tutto.

Ad alcuni non è piaciuto il documento finale del Tavolo Diritti e Democrazia, come questo articolo dimostra.

Per fortuna c’è padre Alex Zanotelli! Ecco il suo intervento finale, da non perdere assolutamente. Il percorso Arena di Pace non si arena, continua!

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