Le vicende delle «riforme costituzionali» ci dicono che l’attacco alla Costituzione non è venuto solo dalle destre ma anche dai partiti di centrosinistra, non è più vero dunque che il centrosinistra difende la Costituzione e le destre ne vogliono la distruzione. Centrosinistra e centrodestra sono stati protagonisti per vent’anni di tentativi, falliti, di modificare in pejus la Carta costituzionale del 1948.
L’appello per una «Coalizione di emergenza contro le destre» (il manifesto, 3 agosto), non ha trovato disponibile Calenda ma è stato raccolto dal Pd, Si e Verdi, nel cui patto elettorale si legge: «Il nostro accordo è mosso dalla prioritaria volontà di difendere la Costituzione e la Democrazia. Ci impegniamo a contrastare ogni iniziativa mirata a modificare l’impianto della nostra Carta Fondamentale. In particolare ribadiamo la nostra opposizione al presidenzialismo, la volontà di difendere la centralità del Parlamento e l’unità nazionale contro ogni tentativo di alimentare le disuguaglianze tra territori». Del passato si tace, perché ai tentativi falliti, si sono affiancati quelli riusciti a modificare la Costituzione. Eccone l’elenco: revisione del Titolo V (attuata dal governo Amato), dell’articolo 81 (votata dal Pd guidato da Bersani), degli articoli 56 e 57 per la riduzione del numero dei parlamentari (voluta dai 5S con il sostegno del Pd). Può essere punto di riferimento per la difesa della Costituzione il Pd, l’artefice principale delle sue manomissioni?
Si potrebbe allora affermare che sì, il Pd è reo di controriforme costituzionali, oggi tuttavia è il baluardo di quel che resta della Carta del ’48. Davvero il Pd è il baluardo contro i barbari che vogliono demolirla? Esaminiamo fatti e documenti. La barbara Meloni si fa garante della scelta atlantica soprattutto per quanto riguarda il sostegno armato all’Ucraina, ma anche Letta è schierato con la Nato sostenendone le politiche militari, e il voto sul Trattato di adesione della Svezia e della Finlandia ha visto il Pd e il centrodestra votare insieme a favore, mentre Fratoianni ha per fortuna votato contro (2 e 3 agosto Camera e Senato). Dunque la lesione dell’articolo 11, che ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali, è compiuta sia dalla barbara Meloni sia dal progressista e democratico Letta. E il Pd ha in mano la società di produzione di armamenti Leonardo, guidata da Alessandro Profumo e da altri suoi iscritti, che propongono politiche aggressive di difesa e di potenziamento dello strumento militare.
I firmatari dell’appello potrebbero però ribattere che la barbara Meloni vuole il semipresidenzialismo alla francese, tanto è vero che ha presentato e portato fino nell’Aula della Camera il suo disegno di legge (AC 716), ma la mia obiezione è piuttosto semplice: si prenda la proposta di legge costituzionale AC 224 e si troverà scritto che «la presente proposta di legge costituzionale si prefigge di superare il previsto stallo del sistema dei partiti chiudendo la transizione italiana e prendendo come riferimento il modello francese nella sua integralità (sistema elettorale e forma di governo)». Dunque la barbara Meloni vuole il semipresidenzialismo alla francese che anche il democratico e progressista Ceccanti, con altri del PD, vuole…
I costituzionalisti mi hanno insegnato che vanno tenuti distinti i piani della contingenza politica da quello «senza tempo» della Costituzione, a significare che non si risolvono problemi politici con interventi sulla Costituzione, anzi è segno di opportunismo compiere scelte di natura costituzionale per interessi politici. Ciò è proprio quanto è avvenuto nel 2001, quando per contenere la Lega sul piano elettorale venne varata la revisione del Titolo V, e nell’ottobre del 2020 il Pd approvò il taglio dei parlamentari per consentire la nascita del Conte II – revisioni della Costituzione per convenienze politiche.
Avrei capito un appello a tutte le forze politiche per un loro impegno per ripristinare la Carta del 1948, di difenderla nella sua forma originale e di attuarla, e chiedendo in particolare al Pd di dismettere ogni progetto di revisione della Carta. Non si deve mai confondere la contingenza politica con i tempi costituzionali, tanto più oggi quando è necessario rilanciare la lotta per la Costituzione, contro tutte le forze che l’hanno manomessa o hanno intenzione di mutilarla.