Il 29 e 30 giugno si è svolto a Madrid un summit della NATO a livello di Capi di Stato e di Governo che è stato definito “storico” dal suo Segretario generale e come tale qualificato dai principali organi d’informazione internazionali. A conclusione dei lavori, il pomeriggio del 30 giugno, Stoltemberg/Stranamore con soddisfazione ha dichiarato: “le decisioni che abbiamo preso a Madrid ci garantiscono che la nostra Alleanza continuerà a preservare la pace, a prevenire i conflitti, a proteggere i nostri popoli ed i nostri valori. Europa e Nord America restano unite nella NATO.” Quindi ha spiegato che: “I leader alleati hanno concordato un cambiamento fondamentale nella deterrenza e nella difesa della NATO, con difese avanzate rafforzate, gruppi tattici rafforzati nella parte orientale dell’Alleanza e un aumento del numero delle forze di intervento rapido a ben oltre 300.000. I leader hanno anche convenuto di investire di più nella NATO e di aumentare i finanziamenti comuni. Durante il vertice, i partner più stretti della NATO, Finlandia e Svezia, sono stati invitati ad aderire all’Alleanza, un notevole impulso alla sicurezza euro-atlantica. Gli alleati hanno inoltre concordato un sostegno a lungo termine all’Ucraina attraverso un pacchetto di assistenza globale rafforzato. I leader hanno approvato un nuovo Concetto strategico della NATO, il progetto per l’Alleanza in un mondo più pericoloso e competitivo stabilisce l’approccio della NATO alla Russia e ad altre minacce, compreso il terrorismo, il cyber e le minacce ibride. Per la prima volta, il Concetto strategico affronta le sfide poste dalla Cina. (..) I leader della NATO si sono incontrati con i partner chiave per affrontare le sfide globali e i partner indo-pacifici Australia, Giappone, Nuova Zelanda e Repubblica di Corea hanno partecipato per la prima volta insieme a un vertice della NATO.”
Una volta tanto siamo d’accordo con Stoltenberg/Stranamore, si è trattato di un vertice storico che ha sancito la definitiva trasformazione della NATO (già in atto da tempo) da alleanza politico-militare, volta a creare una infrastruttura militare integrata per rafforzare la capacità individuale e collettiva dei suoi membri di resistere ad un attacco armato in Europa e nell’Atlantico settentrionale (artt. 3 e 5 del Patto atlantico), agendo nel rispetto dei principi e degli scopi delle Nazioni Unite (artt. 1 e 2), ad un gendarme mondiale legittimato all’uso della forza, al di fuori dei vincoli del Patto atlantico e della Carta delle Nazioni Unite. Ma v’è qualcosa di più, la vera novità è nascosta nelle pieghe del Nuovo Concetto strategico. E’ una novità che ufficialmente è emersa, ma è stata divulgata in modo da nasconderne il significato dirompente e renderla innocua. Al punto 8 si legge testualmente:
La Federazione Russa è la minaccia più significativa e diretta per la sicurezza degli Alleati, alla pace e alla stabilità nell’area euro-atlantica. Cerca di stabilire sfere di influenza e di controllo diretto attraverso la coercizione, la sovversione, l’aggressione e l’annessione.
Utilizza mezzi convenzionali, informatici e ibridi contro di noi e i nostri partner. La sua posizione militare coercitiva, la sua retorica e la sua comprovata volontà di usare la forza per perseguire i suoi obiettivi politici minano l’ordine internazionale basato sulle regole. La Federazione Russa sta modernizzando le sue forze nucleari e ampliando i suoi nuovi e dirompenti sistemi di lancio a doppia capacità, utilizzando al contempo una minaccia nucleare coercitiva. Il suo obiettivo è quello di destabilizzare paesi a est e a sud. Nel Grande Nord, la sua capacità di disturbare i rinforzi alleati e la libertà di navigazione nell’Atlantico settentrionale è una sfida strategica per l’Alleanza.
Il potenziamento militare di Mosca, anche nelle regioni del Baltico, del Mar Nero e del Mediterraneo, insieme alla sua capacità di interrompere i rinforzi alleati, insieme all’integrazione militare con la Bielorussia, sfidano la nostra sicurezza e i nostri interessi.
Secondo un noto aforisma di Carl Schmitt, giurista tedesco teorico dello Stato nazista: una dichiarazione di guerra non è altro che l’individuazione di un nemico. Orbene il Nuovo Concetto Strategica della NATO, identifica chiaramente un nemico, in questo modo formula una dichiarazione di guerra, ci annuncia che noi siamo in guerra con la Russia. Perché una guerra sia in corso non è necessario che parlino i cannoni, quello che conta è l’ostilità. L’ostilità è stata scolpita nella pietra del Nuovo Concetto Strategico con parole che non potrebbero essere più chiare e che non lasciano spazi ad alcun dubbio interpretativo. Il linguaggio è quello di una guerra in corso, basti pensare al paventato pericolo che la Russia possa interrompere i rinforzi alleati. La guerra non si combatte solo con le armi, concorrono una pluralità di fattori: le sanzioni economiche, l’interruzione dei collegamenti e degli scambi commerciali con il nemico, la demonizzazione della sua cultura, la costruzione nell’opinione pubblica dell’immagine tremenda del nemico. Quando c’è uno stato di guerra si incrementano le spese militari e si sviluppa una forsennata corsa al riarmo, si giustificano i sacrifici, altrimenti inaccettabili, imposti alla popolazione civile. A differenza della prima guerra fredda, quando le tensioni fra i due contrapposti blocchi politico-militari venivano controllate per evitare che sfociassero in un confronto armato, questa volta non c’è più nessun ritegno, anzi la NATO, pur evitando per adesso un confronto diretto, partecipa ad un conflitto armato per interposta persona, con lo scopo dichiarato di fiaccare la potenza militare del nemico. Infatti la guerra in Ucraina è combattuta dalla NATO, che fornisce le armi, le munizioni, addestra le truppe, fornisce l’intelligence, dirige il tiro dei cannoni e dei missili, indicando gli obiettivi da colpire. Gli ucraini forniscono solo la carne da cannone, sono solo loro che muoiono, nell’indifferenza più glaciale degli Alleati. Nel Nuovo Concetto Strategico, non c’è neanche una virgola che lasci intravedere una via d’uscita dal conflitto attuale, che viene concepito come perpetuo. Il rischio è che quando alla fine si arriverà al cessate il fuoco in Ucraina, non ci sarà alcun Trattato di pace che ci possa portare fuori da questa miserabile situazione di guerra. Ci sarà semplicemente una tregua d’armi mentre la guerra continuerà con altri mezzi, continuerà la corsa agli armamenti e la sfida militare nei confronti del nemico. Se la tensione rimane alta, basterà un semplice incidente, un aereo fuori rotta o la traiettoria di un missile male interpretata, a scatenare una tempesta di fuoco dalla quale l’Europa (non gli Stati Uniti) uscirà pietrificata.
Già duemila anni fa nell’ottava filippica contro Marco Antonio, Cicerone osservava: “inter pacem et bellum, nihil est medium” (fra pace e guerra non c’è una via di mezzo).
Non si può dichiarare una guerra perpetua e far finta di niente: la politica si assuma le sue responsabilità. La dissimulazione falsa la posizione delle parti politiche e dei governi, i quali nascondono a sé stessi e ai loro popoli, con inganni psicologici e linguistici, il contenuto reale delle decisioni assunte. Una scelta grave e profonda come quella fra pace e guerra non può essere velata con pudori linguistici, esige una piena e radicale assunzione di responsabilità.
Dopo che a Madrid si sono spente le luci del Summit della NATO, è calato un grande silenzio. Nel silenzio si avverte un brusio di fondo che cresce d’intensità, fino a divenire assordante. E’ lo strepitio degli zoccoli dei quattro cavalieri citati nell’Apocalisse di Giovanni che si avvicinano: Morte, Carestia, Pestilenza e Guerra.
Riusciranno i popoli europei ad invertire questa corsa verso il baratro?