Il Cooordinamento nazionale per la democrazia costituzionale condivide e rilancia le argomentazioni e le proposte espresse dal comunicato del Coordinamento regionale dei Cdc provinciali dell’Emilia-Romagna
NO ALL’ELECTION DAY. E’ ILLEGITTIMO, LA DEMOCRAZIA NON E’ UN COSTO
I motivi giuridici per i quali l’election day, che il Governo sembrerebbe orientato a fissare per il 13-14 settembre, risulta illegittimo e contrario al principio di prudenza in tema di epidemia covid-19 sono diversi. Primo: risulta evidente che l’accorpamento delle elezioni – riguardanti 6 Regioni su 20, 1149 Comuni su 7982 oltre al voto per il referendum ex art. 138 Costituzione sulla riduzione del numero dei parlamentari – è in grado potenzialmente di alterare del tutto il risultato referendario. Si avrebbe infatti una maggiore partecipazione dove si vota per Comuni e Regioni ma con un voto influenzato da quello politico-amministrativo. Secondo: la Corte Costituzionale (sentenza n.496/2000) ha sempre sottolineato sia la natura di fatto oppositiva del referendum costituzionale sia l’inammissibilità di una differenziazione territoriale del voto referendario causato appunto dai richiamati condizionamenti. Terzo: nella situazione di distanziamento sociale imposto dall’epidemia risulta impossibile organizzare una informazione corretta e adeguata, in presenza se possibile, durante il periodo prelettorale. Anche in questo caso la Corte Costituzionale ha chiarito da tempo che una informazione adeguata durante la campagna elettorale è un diritto esigibile dei cittadini perché solo così si realizza la genuinità del voto e la libertà di manifestazione del pensiero (Sentenze nn. 344/1993 e 155/2002).
Le ragioni che abbiamo sottolineato permetterebbero senza dubbio – nel caso in cui il Governo dovesse decidere di accorpare nello stesso momento il voto referendario con altre elezioni – di impugnare il provvedimento di indizione davanti alla Corte Costituzionale.
Esiste poi un ulteriore motivo sostanziale per contrastare la scelta dell’election day nel caso in esame. Dato che la decisione relativa alla riduzione del numero dei parlamentari avrà conseguenze rilevantissime sull’intero ordinamento italiano, sulla qualità della democrazia e sulla stessa forma di governo per molti anni a venire, è impossibile assumerla con motivazioni riferite ai costi delle consultazioni. Rispondiamo come fece il M5stelle a fronte delreferendum costituzionale del 4 dicembre 2016: la democrazia esercitata nelle forme previste dalla Costituzione, non è un costo, è una necessità da cui non si deve prescindere. Infine, visto che il DpR del 5 marzo 2020 di revoca del DpR di indizione del referendum del 28 gennaio 2020, prevede che il referendum stesso possa essere tenuto entro la data del 22 novembre 2020, proponiamo che il Governo – dopo aver ascoltato anche i Comitati del NO – indica lo svolgimento del solo referendum pochi giorni prima di quella data. Solo così sarà forse possibile, Covid–19 permettendo, realizzare la libertà e la genuinità del voto popolare.
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