Le sardine hanno scelto di riempire piazza San Giovanni a Roma, dando un primo sbocco alle iniziative che si sono svolte in tante città italiane dal nord al sud. Una prova importante, ambiziosa ma inevitabile visto che le manifestazioni sono riuscite tornando nelle piazze, con un’adesione di massa. L’adesione alle manifestazioni mette in evidenza la crisi di fondo dei partiti, della loro capacità di mobilitazione. Non a caso Bonaccini ha ringraziato le sardine che hanno spinto ad avere coraggio ma si è ben guardato dal mettere in mostra i partiti che lo sostengono. Le sardine mettono in luce una domanda politica di partecipazione, la voglia di farsi sentire di tante persone, una potenzialità, mentre la capacità di mobilitazione dei partiti non di destra è poca cosa e la Lega rischierebbe di diventare l’unico soggetto in grado di riempire le piazze, con il doppio effetto di una supremazia psicologica e di risultare più forte del reale in assenza di paragoni.
Le sardine hanno già dato un contributo importante nello sgonfiare la resistibile ascesa della Lega, svegliando i partiti. Cosa sono le sardine? Il coagulo di speranze, di attese, uno sbocco positivo ad una critica ai partiti che finora non ha trovato soluzione. Paradossalmente una critica più forte di quella del vaffa. Per questo occorre iniziare a parlare dei partiti se si vuole utilizzare l’opportunità che sta dando questa mobilitazione di massa, partita da giovani ma che raccoglie adesioni più larghe, per tentare di aprire la fase del necessario cambiamento. Oggi la funzione decisiva dei partiti è presentare le liste, fare eleggere i rappresentanti, a partire dal parlamento, anche per questo tende ad esserci una campagna elettorale permanente. In assenza di una vita democratica aperta alla partecipazione i partiti sono sempre più personali, quelli che non hanno un nome nel simbolo sembrano sentirsi deprivati, indifesi. Anziché valorizzare la differenza si sentono orfani. Una rondine – che non basta a fare primavera – è la decisione del Pd di togliere la coincidenza tra segretario del partito e candidato Presidente del Consiglio.
Alcune considerazioni sui problemi dei partiti.
Anzitutto c’è un difetto di analisi e di programmi, in altre parole manca una piattaforma politica fondata su valori che giustificano l’esistenza di partiti alternativi. La discussione sul Mes lo ha confermato. Fitoussi attribuisce alla neolingua, altrimenti detto pensiero unico, una responsabilità di fondo nel rendere impensabili le alternative alle posizioni dominanti. L’unico modo per rompere la cappa dominante è interpretare e rappresentare la reale condizione delle persone, altrimenti prevale il timore e in parte la realtà dei ceti medi di subire un declassamento, che spiega la possibilità per Salvini di conquistare l’egemonia nella destra moderata. Il progetto della sinistra deve essere caratterizzato, forte, non un inutile inseguimento delle posizioni della destra, accontentandosi di un poco di temperamento. Quante volte in questi anni la sinistra ha inseguito la destra. La modifica del titolo V della Costituzione ne è la conferma. La sinistra deve presentarsi come tale proponendo soluzioni che puntano a superare le fratture, ad esempio tra attività industriali ed ambiente come a Taranto.
L’ambiente è una linea di fondo per i prossimi decenni, occorre accoglierla e il lavoro, è l’altra linea di fondo, per questo occorre misurarsi con proposte che offrano la sintesi, in senso marxiano. L’unico modo per evitare lacerazioni drammatiche tra persone e nelle persone è offrire soluzioni in grado di realizzare nuovi equilibri, in cui lavoro ed ambiente siano valori e non drammi contrapposti. Più scelte coraggiose, non meno. Occorre indicare con forza i presupposti culturali e politici. Dopo l’ubriacatura che ha portato a pensare che la società così com’è poteva essere la nuova classe dirigente, saltando il problema di formarla, di costruirla, oggi possiamo constatare che non è così. La società civile al comando, insieme alla cooptazione dall’alto, ha contribuito ad abbassare il livello politico delle classi dirigenti perché la partecipazione deve essere mediata da una crescita culturale, da una formazione collettiva. La vita democratica deve aiutare a superare approssimazioni e subalternità nelle scelte dei partiti. Oggi lo standard è una forte corporativizzazione della rappresentanza e l’assenza o quasi di un’etica della responsabilità generale e istituzionale.
Quando le sardine affermano di essere contro un clima di scontro senza quartiere, di volere un confronto, civile, in fondo chiedono che chi ha responsabilità si comporti di conseguenza, misuri le parole, faccia corrispondere parole e fatti, chiedono il rinnovamento della politica, che oggi non è così. I partiti dovrebbero raccogliere il messaggio. Per invertire la tendenza occorre liberarsi dalla subalternità su questioni come i costi della politica, da cui è derivato anche il taglio a casaccio dei parlamentari, fino alla cancellazione del contributo pubblico ai partiti. Non so se Renzi se n’è reso conto ma la sua reazione alle accuse rivolte alla fondazione Open, che ha finanziato la sua attività politica, con toni che riecheggiano antiche autodifese, ha confermato che se non c’è finanziamento pubblico, regolato e rigidamente controllato (vedi 49 milioni della Lega spariti) inevitabilmente si è alla mercè di chi ha soldi per finanziare ed è probabile che in cambio chiederà qualcosa. Il taglio ai finanziamenti pubblici è peggio del male che dice di volere curare e porta a zone opache e a partiti personali. Non aveva torto Zanda quando ha rimproverato a Renzi di destinare alle sue esigenze politiche i finanziamenti raccolti attraverso le fondazioni mentre la struttura del Pd era in liquidazione. Le norme sul finanziamento pubblico servivano proprio a rendere l’attività dei partiti autonoma da chi ha soldi e trasparente, altrimenti i ricchi diventeranno gli unici a poter fare politica o per lo meno condizioneranno i partiti.
Il tentativo di innovazione del M5Stelle è largamente fallito. I difetti precedenti ci sono ancora tutti con in più l’opacità del rapporto tra il movimento e la Casaleggio srl. Le sardine sottolineano invece una potenzialità positiva, confermando che quando incontri un sentimento diffuso con i mezzi attuali di comunicazione puoi realizzare iniziative importanti con pochi soldi e tanto attivismo. Il referendum del 4 dicembre 2016 ne è la conferma, le spese sono state ridottissime con una mobilitazione molto forte. Occorre un’inversione drastica della tendenza alla deriva faraonica delle spese dei partiti, pensando di supplire così alla caduta della partecipazione. Il clima antipolitico che ha fatto le fortune dei 5Stelle lo si deve alla distanza della rappresentanza dai problemi delle persone, all’incapacità di offrire loro soluzioni, e in un funzionamento dei partiti fuori controllo per le spese e in assenza di controllo democratico, per la mancata disciplina dei partiti attuando l’articolo 49 della Costituzione.
Tanta parte della partecipazione può e deve avvenire come apporto gratuito e volontario. È una potenzialità che esiste e va incoraggiata, mentre oggi la partecipazione della società e politica fuori dai partiti deve affrontare enormi e dispendiose difficoltà, a volte insuperabili. I partiti sono necessari, indispensabili, altrimenti restano solo gli scontri tra personalismi, ma non possono essere solo etichette per coprire strutture al servizio di singole persone. Per consentirne una reale vita democratica e tutelarne l’autonomia occorre garantire che arrivino le risorse necessarie per garantirne il ruolo democratico ed autonomo. Invece anche la riduzione di parlamentari è stata affrontata con una logica erratica di taglio dei costi della politica.
Le sardine hanno il merito non solo di contrastare la deriva di destra ma anche di mettere a disposizione dei partiti, se sapranno ascoltare, potenzialità di rinnovamento e di rilancio del loro ruolo democratico. Sapranno ascoltare e fare tesoro di questa occasione? Altre volte in passato non è stato così, vedremo.
Alfiero Grandi