GLI ABUSI DEL MINISTRO DELL’INTERNO CHE VANNO REPRESSI IN UNO STATO DI DIRITTO
177 migranti – che fuggono dalla guerra, dalla fame e da abusi e violenze di ogni genere – si trovano, da oltre sette giorni, su una nave militare italiana, gestita da un comando italiano e approdata in un porto italiano. Il ministro per le infrastrutture ha dato l’ordine (superfluo) di poter attraccare nel porto di Catania ma i migranti non possono scendere a terra per ordine del potente xenofobo Ministro degli interni che vieta loro di scendere prima che l’Europa non li distribuisca ai Paesi membri. Il Procuratore del Tribunale dei minori di Catania, dopo un esposto di Intersos e Unicef, ha scritto al ministro ricordando che la legge garantisce ai minori “il diritto di rimanere in Italia, di poter chiedere un permesso per minore età, di essere accolti in comunità ed avere un tutore”. Il Procuratore della Repubblica di Agrigento – che ipotizza il reato di sequestro di persona – è salito a bordo della nave della Guardia Costiera per procedere ai primi accertamenti al termine dei quali ha affermato che “in base alle convenzioni internazionali e alla legge italiana, i 29 minori non accompagnati hanno diritto di sbarcare immediatamente”. Un’ora dopo il Ministro degli interni ha dato l’ordine via facebook: “i bambini possono scendere. Gli uomini, giovani e palestrati no. Se vogliono autorizzare lo sbarco, il Presidente della Repubblica o il Presidente del Consiglio lo facciano, ma non con il consenso del Ministro dell’interno”. Poi il guanto di sfida al P.M.: “sono qua, non sono ignoto, indagatemi e processatemi” (secondo alcune agenzie, avrebbe anche aggiunto: “mi sono rotto le palle”). Il Ministro ne ha per tutti anche per Fico: “faccia il Presidente della Camera e mi lasci fare il ministro”; questa è la risposta irritata al Presidente della Camera intervenuto con parole che avevano spiazzato il governo: “la giusta contrattazione con i Paesi dell’UE può continuare; adesso però le 177 persone devono poter sbarcare. Non possono essere più trattenuti a bordo. Poi si procederà alla loro ricollocazione”.
Ora non vi è dubbio che, nel caso in esame, oltre alle norme sui trattati internazionali, siano stati violati gli artt. 10 e 13 della Costituzione. La prima disposizione – dopo aver stabilito che “l’ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute” – stabilisce che “lo straniero, al quale sia impedito nel suo Paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto di asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge”. A sua volta, l’art. 13 – dopo aver premesso che “la libertà personale è inviolabile” – statuisce che “non è ammessa forma alcuna di detenzione né qualsiasi altra restrizione della libertà personale se non per atto motivato dell’Autorità Giudiziaria e nei soli casi e modi previsti dalla legge”.
Ora questo tracotante ministro, capo della polizia, munito di poteri enormi, vada fermato e – nel silenzio assordante del capo politico dei 5 Stelle e nella inconsistenza del premier, stretto da Salviniin una morsa di ferro – questo dovere spetta all’Autorità giudiziaria che ha l’obbligo di far rispettare il principio costituzionale, cardine di uno Stato di diritto secondo cui “tutti sono uguali di fronte alla legge e tutti soggetti alla legge”; e non è del tutto condivisibile l’affermazione del pur coraggioso Procuratore della Repubblica di Agrigento per il quale “farli scendere (i migranti) non è nel mio potere”. Invero, avendo ipotizzato il reato di sequestro di persona, era ben possibile emettere un “provvedimento legalmente dato per ragioni di giustizia”, previsto dall’art. 650 del cod. pen. per dare attuazione al diritto obiettivo e impedire che il reato di sequestro di persona perdurasse e, comunque, fosse portato a conseguenze ulteriori. Né, peraltro, può, del tutto,escludersi la ipotizzabilità di un reato continuato di abuso di atti di ufficio di fronte a perduranti comportamenti adottati in violazione di legge.
A loro volta, i cittadini, condividendo la linea del Presidente della Camera – che si muove in perfetta sintonia con il Colle – siano vigili e attenti onde evitare che la democrazia e lo stato di diritto continuino a subire pericolosi “vulnus”.
ANTONIO ESPOSITO