Nuove frontiere del diritto: liberalizzare l’omicidio
Domenico Gallo
3 agosto 2018
Sono passati due mesi dall’insediamento del nuovo governo e si discute molto della realizzazione delle promesse avanzate durante la campagna elettorale. Bisogna dire agli scettici che le promesse a costo zero sono in avanzato stato di realizzazione. Così abbiamo assistito alle scene di giubilo con cui è stato salutato un provvedimento con il quale sono state tagliate retroattivamente le pensioni agli ex parlamentari e gettate sul lastrico le vedove che percepivano la pensione di reversibilità. C’è stato un gran vanto per il blocco degli sbarchi di profughi sulle nostre coste e si è sorvolato allegramente sui costi umani di questo successo: l’incremento dei morti per naufragio ed il respingimento dei profughi “salvati” dalla Guardia costiera libica nell’inferno dei campi di concentramento e di tortura in Libia.
Adesso non ci sono ostacoli a realizzare un’altra promessa elettorale del programma della Lega (inserita nel contratto di governo) che prevedeva che fosse concessa ai cittadini italiani la “licenza di sparare a chiunque si introduca in un’abitazione privata, annullando la valutazione oggi prevista per legge di proporzionalità fra offesa e difesa”.
Sono in discussione alla Camera tre proposte di legge, rispettivamente della Lega, di Fratelli d’Italia e di Forza Italia che puntano tutte allo stesso obiettivo: scardinare l’istituto della legittima difesa, scolpito nel codice Rocco all’art. 52 con una formula antichissima ed incontestabile, per legittimare l’omicidio dell’aggressore in ogni caso ed impedire ai giudici di mettervi becco.
La cosa curiosa è che già nel 2006 il governo del centrodestra varò una riforma della legittima difesa aggiungendo una sorta di presunzione legale di proporzionalità fra l’offesa e la difesa se il fatto si verificava all’interno di un’abitazione privata o di un esercizio commerciale. L’introduzione di tale normativa ebbe effetto pratico zero, anche perché fu chiarito nel corso dei lavori preparatori che la norma non legittimava l’uccisione del ladro in fuga, in quanto l’art. 2, comma 2, della Convenzione europea dei diritti dell’Uomo ammette la liceità dell’uccisione di una persona da parte del soggetto aggredito soltanto ove tale comportamento risulti “assolutamente necessario” per respingere una violenza illegittima in atto contro una persona e non una mera aggressione al patrimonio.
Non soddisfatti di questo risultato, adesso hanno calato nuove proposte per demolire definitivamente i presupposti che regolano la legittima difesa al fine di rendere sempre legittima la reazione della persona aggredita, liberalizzando, così, l’omicidio.
In realtà la proposta della Lega e di Fratelli d’Italia mira al risultato di liberalizzare l’omicidio di chiunque si introduca in un luogo privato, mentre la proposta depositata per Forza Italia dall’ex Ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini, rovescia il tavolo ed introduce il “diritto” di sparare, qualificandolo come “diritto” di difesa. Nella sostanza si tratta di norme ingannatrici, miserabili seguiti di promesse elettorali indecenti. Nessun disegno di legge – in realtà- può cancellare la norma del codice penale che punisce l’omicidio.
Nella Repubblica Democratica Tedesca sparare su coloro che cercavano di passare illegalmente il confine era consentito dalla legge ed i Vopos erano fortemente istigati a farlo. Tuttavia i dirigenti politici della DDR, fra cui l’ultimo Presidente Egon Krenz, furono riconosciuti colpevoli di omicidio e la Corte Europea per i Diritti dell’Uomo (con una sentenza del 22 marzo 2001) ha convalidato le sentenze della giurisdizione tedesca, osservando che anche nella DDR il codice penale puniva l’omicidio, sebbene i politici avessero liberalizzato l’uccisione dei fuggiaschi.