Dopo la Germania e la Catalogna, con le elezioni in Austria di domenica scorsa altre nubi minacciose si sono addensate sui cieli d’Europa. Quello che fa specie non è solo l’avanzata elettorale del partito protonazista di Heinz-Christian Strache, che ha conquistato il 26% dei voti, ma il fatto che il partito di governo, il Partito popolare, ha ottenuto un notevole successo elettorale rubando le parole d’ordine xenofobe al partito di estrema destra. Insomma nella campagna elettorale i partiti si sono contesi il consenso promettendo immigrazione zero ed espulsioni massicce di immigrati.
La storia ci insegna quanto sia pericolosa una situazione in cui la politica risponde al malessere sociale trasformando in capro espiatorio un gruppo sociale. In fondo a questa strada c’è il genocidio. Non dobbiamo avere ritegno ad utilizzare questa parola. Il genocidio sta ritornando ad essere una modalità accettata dalla politica, basti pensare allo scambio di minacce nucleari fra la Corea del Nord e gli Stati Uniti, ai massacri compiuti dall’Isis e da altri attori nei vari conflitti del Medio Oriente.
Per quello che riguarda l’Europa, il genocidio a bassa intensità, che nessuno vuol vedere, è quello del popolo dei profughi che si verifica ogni giorno nel Mar Mediterraneo.
Per questo è di eccezionale valore “Un unico destino”, il film prodotto da Espresso, Repubblica e Sky. E’ un documento contro l’oblio, che ci fa vedere quello che noi non vogliamo vedere, quella realtà di sofferenza umana che c’è dietro ogni migrazione e che viene rigorosamente bandita dal discorso pubblico. Ciò avviene ripercorrendo la storia di tre chirurghi siriani fuggiti da Aleppo, che hanno visto i propri figli perire nel Mediterraneo a causa della nostra indifferenza. Sì, perché i loro figli sono morti senza una ragione, solo per la nostra indifferenza, l’indifferenza delle autorità italiane che hanno giocato al rimpallo con Malta per scongiurare lo sbarco dei migranti portati da un’altra carretta del mare. Indifferenza che non è solo delle istituzioni, è penetrata nel nostro sangue e scorre nelle nostre vene. La visione di questo film può essere un potente antidoto per combattere la malattia dell’indifferenza, sempre che non sia arrivata al punto da devastare le coscienze.
Dopo aver visto “Un unico destino” possiamo meglio comprendere la sortita del sindaco di Palermo, che è stata gelidamente ignorata da tutti i media. Leoluca Orlando, dando il loro nome alle cose, accusa di genocidio gli Stati che mandano a morire i migranti:
“L’Europa (come Alice) ogni tanto si sveglia dal proprio sonno criminale e scopre quello che sta accadendo: una vera e propria strage degli innocenti che è frutto di un sistema europeo criminogeno che aumenta la criminalità organizzata in danno dei diritti degli esseri umani, dimenticando che il finanziamento dei dittatori – ieri in Turchia, oggi in Libia – produce soltanto un incentivo al business criminale, e dimenticando che l’Europa è responsabile di un vero e proprio genocidio. Io voglio provare ad essere preciso quando faccio l’accusa di genocidio, perché la faccio essendo giurista; non mi riferisco alla distinzione tra i migranti economici e i richiedenti asilo, cui io non consento, che non accetto, che considero un enorme errore; è l’Europa che dice che bisogna distinguere i migranti economici, che possono pure morire – vergogna! – mentre dice che bisogna garantire il diritto all’asilo, ad esempio di chi viene dalla Siria o da altri luoghi di guerra riconosciuti internazionalmente. Ebbene, l’Europa in base alla propria legislazione riconosce il diritto all’asilo dei siriani, però poi non li mette in condizione di raggiungere il continente in maniera umana e normale, li costringe a vendersi a mercenari di morte, a pagare 5 o 6.000 dollari quando potrebbero viaggiare in aereo, atterrando a Berlino piuttosto che a Madrid, a Roma piuttosto che ad Amsterdam, senza morire, senza finanziare il crimine, senza dover scegliere sui barconi tra la propria vita e la vita del vicino.”
Di fronte alla disumanizzazione della politica che produce mostri, dobbiamo ringraziare il sindaco di Palermo che ha il coraggio di alzare una voce perché possiamo restare umani.
Domenico Gallo su Il Corriere dell’Irpinia